Asili nido: c'è posto solo per un bimbo su tre e solo per chi è in famiglie agiate

Secondo l’ultimo report di Istat, il 63% degli asili nido pubblici e il 40,7% di quelli privati non sono riusciti ad accogliere tutte le domande. Vi sono inoltre squilibri economici tra chi accede ai servizi per la prima infanzia e chi no.

Gli asili nido presenti in Italia non riescono a soddisfare tutte le richieste delle famiglie: è questo il quadro che emerge dal report Istat sull’offerta dei servizi per la prima infanzia, il quale sottolinea anche come le famiglie più povere siano maggiormente svantaggiate per quanto riguarda l’accessibilità a tali servizi.

Nell’anno educativo 2021/2022, sebbene risulti evidente ancora l’impatto della pandemia sulla frequenza del nido, sono numerose le richieste di iscrizione non accolte per carenza di posti: il 63% dei nidi pubblici e il 40,7% dei privati non hanno accolto ad inizio anno tutte le domande pervenute”, scrive Istat nel suo report.

In Italia, la frequenza dei servizi per la prima infanzia è infatti inferiore alla media europea: nel 2021, soltanto un terzo (33,4%) dei bambini nella fascia 0-2 anni frequentavano una struttura educativa, contro il 37,9% della media dell’Unione Europea, che vede picchi del 74,2% in Olanda e del 69,1% in Danimarca.

Una mancanza di servizi che si fa sentire soprattutto a sud: la regione con il più alto livello di copertura (43,7%) è infatti l’Umbria, seguita da Emilia Romagna (41,6%) e Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%), quelle con i livelli più bassi sono invece Campania, Sicilia e Calabria, rispettivamente con l’11,7%, il 13% e il 14,6% di copertura.

L’offerta negli asili nido, con 1.700 posti in più rispetto all’anno successivo, è in leggero aumento, il che recupera quasi completamente i livelli pre-Covid. I servizi integrativi, invece, come nidi in contesto domiciliare, spazi gioco, centri per bambini e genitori, subiscono un ulteriore calo di 2.000 posti: nel complesso, quindi, l’offerta è stabile rispetto all’anno precedente.

A livello nazionale, il target europeo del 33% da raggiungere entro il 2010 si sta gradualmente avvicinando, ma il nuovo obiettivo europeo del 50% di bambini frequentanti servizi educativi entro il 2030 resta lontano. Ora, in Italia il livello del 33% di copertura è stato fissato come LEP (Livello Essenziale delle Prestazioni) entro il 2027.

Il report ha sottolineato, inoltre, come persistano degli squilibri di tipo economico tra le famiglie che utilizzano l’asilo nido e quelle che non lo utilizzano, ribadendo come i nidi siano inaccessibili per molti nuclei familiari. Come riportato dallo studio, “Nel 2021 il reddito medio equivalente delle famiglie che iscrivono i bambini al nido è 19.800 euro, contro i 16.100 euro di quelle che non lo utilizzano”, e “solo il 17,9% i bambini di 0-2 anni a rischio di povertà sono iscritti al nido, contro il 27,5% dei loro coetanei”. Il costo ingente del nido, infatti, esclude le famiglie monoreddito dal potervi accedere.

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