
Divieto o educazione? Come comportarsi di fronte alle nuove tecnologie? Per i genitori questa è una sfida molto grande che non può però essere r...
Sempre più adolescenti passano troppo tempo sui dispositivi elettronici, fino a perdere il tradizionale equilibrio sonno-veglia. Con gravi compromissioni per lo sviluppo del loro cervello, come evidenziato da un recente studio condotto da due prestigiose università.
La nomofobia è ormai uno dei disturbi più comuni e accertati nei giovanissimi di oggi; la paura di non essere connessi, di non poter avere a portata di mano i propri dispositivi elettronici e quindi di essere “tagliati fuori” dal mondo è forse la più diffusa tra gli adolescenti di tutto il mondo, e benché si conoscano gli effetti negativi di un’iper attività legata proprio all’uso di smartphone e affini, un ulteriore studio condotto dalle Università di Cambridge e Fudan di Shangai ha gettato un’ulteriore luce sui danni causati dall’extraesposizione dei minori sugli schermi.
L’iperconnessione, secondo gli autori dello studio, potrebbe infatti portare a una mancanza di sonno e a orari sempre più posticipati per dormire, che causerebbero compromissioni importanti nello sviluppo del cervello degli adolescenti.
Lo studio condotto dai due atenei ha coinvolto ben 3.200 ragazzi dai 9 ai 14 anni, a cui è stato chiesto di indossare dei dispositivi che ne hanno rilevato i comportamenti; i risultati hanno dimostrato che chi dorme meno ha connessioni cerebrali più deboli, volumi cerebrali ridotti, in particolar modo nell’ippocampo, e prestazioni cognitive peggiori rispetto ai coetanei che seguono una corretta igiene del sonno, vitale per lo sviluppo del cervello.
Secondo gli autori dello studio, inoltre, le differenze cerebrali e cognitive tra gli adolescenti con diversi modelli di sonno non sono temporanee, ma rimangono costanti per anni.
Lo stesso tema è stato affrontato proprio recentemente dalla Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e da quella di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia); “I dati epidemiologici di cui disponiamo evidenziano che la gran parte dei disturbi psichici cronici ha il proprio esordio nell’adolescenza – hanno spiegato i presidenti di Sinpf, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, e di Sinpia, Elisa Fazzi – e spesso anche più precocemente, in infanzia e preadolescenza, e che, intervenendo precocemente, è possibile migliorare gli esiti futuri”.
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Disconnettersi dai social la sera per andare a letto presto e stabilire una sana routine del sonno, quindi, è il primo passo; afferma ad Avvenire Sara Carucci, direttrice della clinica di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Asl di Cagliari, e professoressa associata nell’Università del capoluogo sardo: “Le scansioni cerebrali hanno mostrato che gli adolescenti che rimanevano svegli fino a tardi presentavano connessioni più deboli tra le aree cerebrali chiave. Avevano anche volumi cerebrali più piccoli, soprattutto in aree importanti per la memoria, come l’ippocampo. Tutti elementi che possono spiegare un basso punteggio nei test cognitivi”.
“Oltre a disturbare il sonno, l’iperconnessione legata all’utilizzo dei social ha un impatto negativo sulla salute mentale” aggiunge lo psichiatra Giovanni Migliarese, direttore della struttura di Salute mentale Lomellina dell’Asst di Pavia.
E a quanto pare gli stessi adolescenti ne sono consapevoli, visto che, secondo una recente ricerca americana che ha coinvolto ragazzi dai 13 ai 17 anni, il 48% di loro ritiene che i social abbiano un effetto negativo sui coetanei, mentre un adolescente su 5 ha ammesso l’infuenza negativa anche su loro stessi.