Uteri Artificiali: Perché la Generazione Z non esclude la Gravidanza Fuori dal Corpo

L'idea di crescere un bambino interamente in un utero artificiale non è più solo fantascienza. Sebbene la maggior parte dei britannici sia ancora scettica, la Generazione Z sembra mostrare una mentalità più aperta nei confronti di questa tecnologia rivoluzionaria.

È la fine della gravidanza come la conosciamo? Un sondaggio britannico lancia un segnale forte: i giovani della Generazione Z sono molto più propensi ad accettare l’idea di far crescere un bambino completamente fuori dal corpo umano, grazie agli uteri artificiali.

Se per molti adulti questo scenario evoca distopie alla The Pod Generation, per i nativi digitali rappresenta invece un’innovazione affascinante, carica di potenziale.

Faresti crescere tuo figlio in un utero artificiale?

Il sondaggio condotto dal think tank Theos su un campione rappresentativo di 2.292 cittadini britannici ha rivelato che:

  • Solo il 21% degli adulti sostiene l’uso completo degli uteri artificiali

  • Il supporto sale al 42% tra i giovani tra i 18 e i 24 anni

  • Il 52% degli adulti è contrario in ogni scenario, salvo in casi di emergenza medica

  • La percentuale di consenso sale al 62% se l’utero artificiale serve a salvare la vita della madre o del bambino

Cos’è un utero artificiale

Tecnicamente chiamato ectogenesi, un utero artificiale è un sistema che replica le funzioni dell’utero materno, fornendo ossigeno e nutrienti attraverso una placenta meccanica e mantenendo il feto in un ambiente ricco di liquido amniotico artificiale.

Nei laboratori, dispositivi simili sono già stati testati con successo su agnelli prematuri, che hanno continuato a svilupparsi normalmente.

L’obiettivo? Non (solo) sostituire la gravidanza, ma aumentare la sopravvivenza dei neonati prematuri, oggi limitata al 10% per quelli nati a 22 settimane.

Perché la Generazione Z è più aperta a gravidanze extra corporee?

Secondo Chine McDonald, direttrice di Theos:

“I giovani tendono a essere più entusiasti delle novità tecnologiche. Inoltre, molti non hanno ancora vissuto l’esperienza della genitorialità, rendendo l’idea più astratta.”

La Generazione Z, cresciuta nell’era della biotecnologia e dei diritti fluidi, appare più disposta a rinegoziare concetti tradizionali come maternità, genere e famiglia. Ma questo cambio di paradigma non è privo di tensioni.

Dibattiti etici e critiche femministe

Non tutti vedono negli uteri artificiali una liberazione per le donne. Alcune pensatrici femministe, come Andrea Dworkin, mettono in guardia: se la maternità biologica venisse “esternalizzata”, le donne potrebbero diventare superflue nel ciclo riproduttivo.

Anche ricercatori della University of Pennsylvania e del Children’s Hospital di Philadelphia sollevano preoccupazioni:

  • Rischio di coercizione su donne considerate “inadatte” a portare avanti una gravidanza naturale

  • Possibile riduzione della maternità a un atto meccanico

  • Impatti sul diritto all’aborto: se il feto può sopravvivere fuori dal corpo, che ne è del diritto della donna di interrompere la gravidanza?

Come osserva la bioeticista Vardit Ravitsky:

“La domanda non è solo ‘posso separarmi dal feto’, ma ‘posso scegliere di non diventare madre biologica?’”

Dalla fantascienza alla clinica

Se l’uso degli uteri artificiali per evitare i disagi della gravidanza riceve solo il 15% di consenso, il discorso cambia quando si parla di:

  • Supportare neonati prematuri (52% di consenso)

  • Salvare vite in casi ad alto rischio ostetrico (62%)

Il chirurgo fetale Dr. Alan Flake, dopo oltre 300 test riusciti su agnelli, ha presentato i risultati alla FDA per avviare le prime sperimentazioni umane. Secondo lui, siamo ormai vicini a un impiego clinico su neonati estremamente prematuri.

Il futuro è già iniziato?

Gli uteri artificiali pongono domande complesse:
Chi è la madre? Dove finisce il corpo? Cosa vuol dire nascere?

Per ora, restano una soluzione d’emergenza, ma in un mondo sempre più fluido e tecnologico, la nascita potrebbe diventare un processo disincarnato. E la Generazione Z sembra pronta a discuterne, mentre il resto della società guarda con cautela.

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