Spesso sentiamo parlare delle possibili complicazioni nella salute della mamma che ha effettuato un parto cesareo. Tra quelle meno note c’è l’istmocele, una patologia cicatriziale. Può essere sintomatica o può anche non presentare alcun fastidio apparente.

Sebbene non se ne conoscano le cause, alcuni ginecologi stanno studiando più approfonditamente i vari casi. Nonostante le terapie siano ormai note, gli esperti ricercano una soluzione direttamente all’origine dell’istmocele, ovvero un nuovo modo per eseguire il taglio cesareo.

Cos’è l’istmocele?

L’istmocele è una delle conseguenze possibili dopo un parto cesareo. Nello specifico si tratta di una patologia cicatriziale, che può essere notata durante un controllo ginecologico di routine.

Il nome di questa complicazione deriva dalla sede in cui si forma, ovvero tra il canale della cervice e l’orifizio uterino interno, chiamato anche istmo.

Attraverso l’ecografia si evidenzierà, all’altezza del taglio cesareo, una sacca di colore scuro, dove può raccogliersi il sangue mestruale, che causerà in seguito perdite atipiche e sospette e, in alcuni casi, dolori.

Come fa notare l’Aogoi nell’articolo “Una complicanza sottovalutata: l’istmocele”, si tratta più propriamente, per l’appunto, di una complicanza tardiva e che incide sulla salute materna dopo un taglio cesareo. Nell’articolo si mettono in correlazione

la presenza di sanguinamenti uterini anomali in fase postmestruale (PAUB), resistenti alle comuni terapie mediche, e la presenza di una sacca a carico della parete anteriore dell’istmo uterino sede di cicatrice da taglio cesareo.

Le cause dell’istmocele

Le cause dell’istmocele sono ancora fonte di studio, sempre secondo quanto riportato nell’articolo pubblicato da Aogoi. Per questo motivo, proprio perché non si sa perché si formi una sacca interna di entità differente e più o meno problematica, è importante approfondire e non sottovalutare tale complicanza.

Finora sappiamo solo che si tratta di un difetto di cicatrizzazione del taglio effettuato per il parto cesareo. Per questa ragione ci si interroga se sia il caso di rivedere, laddove sia davvero necessario questo tipo di parto, se tentare un nuovo approccio, un metodo chirurgico diverso da quello convenzionale.

In questi anni la chirurgia ha fatto grandi passi avanti e rispetto alle cicatrici di un tempo, che erano molto grandi e ben visibili, quelle di oggi sono piccole e praticamente nascoste. Evidentemente, però, tutto questo ancora non basta.

Sintomi e diagnosi dell’istmocele

L’istmocele può essere asintomatico, quindi la donna può non accorgersi di avere un “problema” interno all’altezza del taglio cesareo. Più frequentemente, però, il disturbo comporta ipermenorrea, dismenorrea, dolori pelvici e fastidi durante i rapporti sessuali.

In genere, in presenza di istmocele si noteranno delle perdite di sangue qualche giorno dopo la fine del normale ciclo mestruale.

Queste perdite ematiche, note anche come sanguinamenti uterini anomali nel periodo post-mestruale (PAUB) saranno di colore rosso scuro-nerastro e avranno un cattivo odore. In sostanza il sangue mestruale si andrà ad accumulare nella sacca e sarà espulso a poco a poco. La sua presenza all’interno dell’istmocele può provocare infiammazioni.

La diagnosi dell’istmocele si effettua attraverso l’ecografia transvaginale, che evidenzierà la presenza della sacca, o l’isteroscopia, che oltre a identificarla mostrerà le sue caratteristiche.

Istmocele: come intervenire?

Dopo che il ginecologo avrà identificato l’istmocele, analizzando le sue peculiarità, deciderà quale terapia consigliare. Se l’istmocele è di lieve o media entità, la cura sarà farmacologica.

Il medico consiglierà l’assunzione della pillola estro-progestinica, meglio nota come pillola anticoncezionale. Questa aiuterà a regolarizzare il flusso, per evitare il ristagno del sangue mestruale nell’istmocele, affinché possa guarire.

Nei casi più importanti si ricorrerà alla pratica chirurgica. In genere si propende per un’isteroscopia operativa. Tuttavia, sottolineano sempre i ginecologi Aogoi, l’intervento di istmoplastica, o trattamento resettoscopico, garantisce un maggior “successo del trattamento nel correggere il difetto anatomico e la risoluzione dei sintomi delle pazienti”.

Istmocele: rischi e conseguenze

Come ricordano i ginecologi Aogoi lo spotting premestruale

Può essere accompagnato ad algie pelviche ricorrenti ed ingravescenti sovra pubiche, a gravidanze cervicali localizzate nella sede della cicatrice isterotomica e a sterilità secondaria.

La sterilità secondaria è la conseguenza più nota e che suscita maggiori preoccupazioni nelle donne con istmocele. Ciò può avvenire perché

la presenza di sangue refluo nella cervice può interferire con la qualità del muco, ostacolando il passaggio degli spermatozoi lungo il canale cervicale stesso e determinare a livello endocavitario endometriti secondarie.

Tra le altre conseguenze e possibili rischi, legati a ognuna dei casi, troviamo:

A tutto ciò si possono aggiungere ulteriori patologie, tra cui endometriosi, adenomiosi ed eventuale formazione di ascessi.

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