Se intorno a quanto accade durante le settimane di gravidanza, anche se a fatica, si sta acquisendo una maggiore consapevolezza sulle proprie scelte e i propri diritti, resta ancora sconosciuta o poco nota la possibilità per le donne di pretendere che durante il travaglio e il parto avvenga quanto in linea con le proprie preferenze.

Il piano del parto è lo strumento che risponde proprio a questo scopo.

Cos’è il piano del parto?

Il birth plan (questa l’espressione inglese da cui deriva il piano del parto) è proprio la formalizzazione scritta e firmata delle volontà della donna di ciò che vuole venga effettuato (e non) durante il travaglio e il parto.

A cosa serve il piano del parto?

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Fonte: iStock

Quante volte leggendo i resoconti delle donne che hanno partorito o ascoltando le esperienze di conoscenti che hanno avuto un figlio si viene a sapere di pratiche e condotte verificatesi in sala parto (o nelle fasi precedenti e successive) contrarie alla volontà della donna? In alcuni casi si tratta di veri e propri episodi di violenza ostetrica, altri di comportamenti (spesso frutto anche di errate abitudini) messi in atto dal personale medico contrari alle volontà della donna.

Il discorso è molto più ampio, complesso e importante di quanto si possa immaginare, anche considerando come nel nostro Paese (a differenza di quelli anglosassoni dove è più diffuso) non ci sia la cultura di redigere il piano del parto.

Molto spesso si pensa che ciò che avviene in ospedale (la realtà maggiormente impiegata per partorire) sia esclusiva competenza di medici e infermieri. Se il loro operato è indubbiamente necessario e le loro competenze insostituibili, è altrettanto vero che – come purtroppo a volte capita – il corpo della partoriente non è qualcosa di cui disporre liberamente purché nasca il bambino.

In questo senso anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sentito l’esigenza (pur rivolgendosi a una platea internazionale) di redigere delle raccomandazioni contro il parto medicalizzato, ovvero l’insieme di attività inappropriate condotte prima, durante e dopo il parto sia a livello ostetrico-ginecologico che fisico e psicologico. Una realtà che interessa la donna, ma anche il bambino e le scelte che i genitori intendono esercitare.

A tal proposito l’11 marzo 2016 è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge (a oggi ancora in corso di esame) dal titolo “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”. La proposta, ribadendo come la partoriente sia titolare dei diritti fondamentali della persona nel periodo del travaglio e del parto, punta a dare la possibilità alle partorienti di “redigere un piano del parto che ha carattere vincolante per la struttura ospedaliera prescelta“ (articolo 2) e di procedere con il “rafforzamento dei consultori familiari per l’erogazione di corsi di accompagnamento alla nascita e per l’assistenza nella redazione del piano del parto per le donne in stato di gravidanza” (articolo 23).

Le linee guida dell’OMS sul piano del parto

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel fornire consigli e informazioni sulla redazione di un documento scritto di preparazione al parto suggerisce di includere nel piano del parto: i dati della struttura dove si partorirà, i nomi e gli eventuali contatti degli operatori sanitari che assisteranno al parto, il nome dei familiari o amici dai quali si vuole ricevere supporto durante il travaglio e l’occorrente che si fornirà per la prima assistenza al neonato (panni, asciugamani, eccetera).

Esempi e modelli di piano del parto

L’Ordine della Professione Ostetrica della Provincia di Salerno mette a disposizione un esempio di piano del parto da stampare e compilare. I punti essenziali che il documento deve prevedere sono il proprio nome e cognome, la data di nascita, la data prevista del parto e l’elenco dei punti su cui si esprime la propria volontà.

Tra i principali aspetti da valutare e indicare all’interno del piano del parto ci sono la persona che si intende far entrare in sala parto, la possibilità di muoversi durante il travaglio, quali tecniche di partoanalgesia preferire (e quali non desiderare), quali procedure evitare (manovre, episiotomia, momento del taglio del cordone ombelicale, eccetera) e come gestire il neonato sin dai primi istanti dopo la nascita (contatto pelle a pelle, allattamento al seno, eccetera) e la volontà di avere il bambino nella propria stanza, anche di notte (rooming in).

L’American College of Obstetricians and Gynecolosists (ACOG) nel proporre un esempio di modello di piano di parto suggerisce, oltre ai dati personali, di selezionare quali voci esprimono la propria preferenza sui vari aspetti del travaglio, del parto e del post parto. Schematizzando queste le indicazioni:

  • Travaglio
    • Vorrei potermi muovere come desidero
    • Vorrei poter bere liquidi
    • Preferisco una linea endovenosa per liquidi e farmaci
    • Esprimo il consenso/Non lo esprimo alla presenza di studenti o specializzando durante il travaglio e il parto
  • Anestesia
    • Non voglio che mi venga offerta l’anestesia a meno che non la richieda espressamente
    • Vorrei l’anestesia
  • Parto
    • Vorrei che le seguenti persone fossero con me durante il parto
    • Preferisco evitare l’episiotomia
    • Ho preso accordi per la conservazione del sangue del cordone ombelicale
    • Durante il parto vaginale vorrei che la stanza fosse il più silenziosa possibile/che le luci vengano abbassate/che una delle persone di mia fiducia tagli il cordone ombelicale/che venga messo il mio bambino direttamente sul petto dopo la nascita
  • Post parto
    • Vorrei allattare esclusivamente al seno/allattare con il biberon/allattare al seno e con il biberon
    • Vorrei/Non vorrei che venga dato il ciuccio al bambino
    • Vorrei che il bambino restasse nella stanza con me in ogni momento, nella stanza con me tranne quando dormo, in stanza con me solo durante le poppate.

Il piano del parto va a posizionarsi in una zona d’ombra, una linea sottile, molto delicata, ovvero quella che segna la libertà della donna e le valutazioni professionali del medico.

Se è vero (senza entrare in termini prettamente legali) che il medico ha una responsabilità e che mette in atto le migliori pratiche e procedure possibili, è altrettanto vero che per alcune di queste ci sono alternative che la donna può preferire rispetto ad altre. E va anche ricordato che, sebbene ci si trovi in ambiente ospedaliero, la gravidanza non è una malattia da curare, ma un evento da gestire e come tale può trovare maggior posto la volontà della donna di non sentirsi una mera incubatrice dalla quale, in un modo o nell’altro, far uscire il bambino.

Come prepararlo e creare il proprio

A questo punto è doveroso individuare alcuni punti chiave utili per strutturare il proprio piano del parto, ricordando come questo sia l’espressione della propria volontà e di preferenze personali. È innanzitutto doveroso informarsi sia sulle possibilità cui si ha diritto, che sulle caratteristiche della struttura presso la quale si è scelto di partorire. Non si può pretendere di partorire in acqua, per fare un esempio, se la struttura non prevede questo tipo di servizio.

Successivamente è doveroso confrontarsi e discutere del piano del parto con il proprio medico e con il personale della struttura dove si partorirà. Questo perché il piano del parto deve essere uno strumento di aiuto al personale medico che conosce per tempo la propria volontà e non deve, nei momenti concitati del travaglio o quando si è meno lucide per la stanchezza, dover discutere di quali tecniche prevedere.

Inoltre, durante la redazione del piano del parto, il ginecologo e le ostetriche possono spiegare le varie opzioni e consigliare, anche sulla base della loro esperienza, cosa può essere meglio scegliere.

Preparare il piano del parto può essere anche l’occasione per prendere consapevolezza di ciò che accadrà durante il travaglio e nelle fasi successive alla nascita, in modo di arrivarvi preparate e vivere quei momenti con più serenità possibile.

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