Il professor Rocco Rago, neo direttore del rinnovato centro di PMA dell’ospedale romano Sandro Pertini, si è reso promotore, insieme ad Andrea Lenzi – Presidente della Società Italiana di Endocrinologia – della nona edizione de le “Giornate di Andrologia e Medicina della Riproduzione“;, tenutesi qualche giorno fa a Sabaudia (Latina).

Un incontro che è stato l’occasione per approfondire scientificamente le reali tematiche legate al ‘pianeta uomo’, e quindi all’andrologia e alla medicina della riproduzione, con i riflettori particolarmente puntati sulle patologie tipicamente maschili che, con il progredire dell’età, possono incidere negativamente sulla sua capacità riproduttiva.

I maschi italiani che cercano il primo figlio sono tra i più vecchi al mondo, con un’età media di 35 anni e un mese, – ha infatti dichiarato Rago – e questo compromette seriamente la loro capacità fecondante. Abituati a ritenere che gli effetti negativi sulla capacità riproduttiva umana, il cosiddetto ‘orologio biologico’ sia prerogativa tipicamente femminile, è invece oggi scientificamente dimostrato che anche le caratteristiche funzionali dello spermatozoo, e cioè motilità e morfologia, peggiorano con l’incedere dell’età, così come anche danni al DNA che lo spermatozoo trasporta aumentano con il trascorrere del tempo“.

A tal fine, il professionista ha tirato in ballo uno studio eseguito in Danimarca, Germania, Italia e Spagna, su donne tra i 25 e i 44 anni, che ha dimostrato che nelle donne con fasce di età tra 30 e i 34 anni il rischio aborto aumenta se è l’uomo ad avere più di 40 anni.

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