Parere favorevole, con alcune modifiche e suggerimenti al ministro della Salute, dal Consiglio superiore di Sanità (Css) alle nuove linee guida della legge 40 sulla procreazione assistita, presentate lo scorso novembre dall’allora sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella a poche ore dalle dimissioni del premier Silvio Berlusconi.
Il Css avrebbe anche preso atto di alcune sentenze di tribunali, ribadendo il “no” alla possibilità di effettuare test preimpianto sull’embrione “a fini eugenetici”.

Le nuove linee guida aggiornano le ultime emanate nel 2008 dal ministro Livia Turco. L’uso delle tecniche di fecondazione assistita è concesso a chi è infertile ma anche a chi è fertile se portatore di malattie infettive come Hiv, Hbv e Hcv.

Non si citano dunque le malattie genetiche, nonostante i tribunali abbiamo già riconosciuto questo diritto ad alcune coppie fertili che rischiavano di avere figli con grave malattie come la talassemia e la fibrosi cistica.

Nelle nuove linee guida sarebbe esplicitato il divieto di diagnosi preimpianto sull’embrione a scopo eugenetico. Un punto questo che dà però luogo a diverse interpretazioni. Secondo alcuni membri del Css, infatti, la fattispecie del test preimpianto su coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche (che rientrerebbero secondo alcuni specialisti nella categorie delle coppie infertili poiché impossibilitate a procreare prole sana) non rappresenta “eugenetica” e dunque, in conseguenza di tale interpretazione, sarebbe possibile effettuare il test, e ciò anche sulla base di alcune sentenze già espresse da tribunali. Secondo l’interpretazione di alcuni esperti si aprirebbe dunque la strada alla possibilità di effettuare il test preimpianto per le coppie portatrici di patologie genetiche.

Secondo altri, al contrario, è da considerarsi la norma della legge a tutela della salute dell’embrione, sulla base della quale si escluderebbe, tale possibilità di test preimpianto.

Inoltre, sempre secondo quanto si apprende, nelle linee guida verrebbe a cadere il limite precedentemente stabilito della produzione di soli tre embrioni da impiantare. Si prevederebbe poi che gli embrioni prodotti non possano essere trasferiti ma debbano restare nella struttura iniziale, dal momento che non sarebbero disponibili risorse finanziarie mirate alla creazione di un’unica struttura di raccolta.

Le linee guida verranno ora vagliate dal ministro della Salute considerando i suggerimenti degli esperti del Css per l’approvazione; successivamente se il ministro apporrà la firma al provvedimento, le linee guida dovranno essere pubblicate in gazzetta ufficiale.

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