Classiche patologie maschili dell’adulto che hanno le loro origini nell’adolescenza e addirittura nella prima infanzia: fimosi, varicocele, criptorchidismo, infezioni genitali, eiaculazione precoce e impotenza: potrebbero essere evitate, almeno nella metà dei casi, con una seria prevenzione, visite accurate e controlli periodici. Il passaggio decisivo è il “buco nero” assistenziale che colpisce come una scure il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, in pratica quella fase in cui la salute dell’individuo passa dalle mani del pediatra a quelle del medico di famiglia. In quegli anni, decisivi per l’armonico sviluppo ormonale, l’attività di prevenzione si azzera e i problemi della sfera ormonale e sessuale invece che essere affrontati e risolti, passano inosservati.

Adesso, per la prima volta, endocrinologi, andrologi e pediatri italiani lavorano insieme per intercettare le condizioni a rischio sin dai primi anni di vita e indirizzare, se necessario, i giovanissimi ad una visita specialistica dall’endocrinologo.

Si tratta proprio di una collaborazione a tre: Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) e Società Italiana di Pediatria (SIP) – annuncia Andrea Lenzi, Professore ordinario di Endocrinologia e Direttore della Sezione di Fisiopatologia Medica del Dipartimento di Medicina Sperimentale alla “Sapienza” Università di Roma e Presidente SIE – si tratta di un’alleanza necessaria: siamo nel terzo millennio, vogliamo salute e benessere per le giovani generazioni e dobbiamo fare prevenzione. Per realizzare questo obiettivo è indispensabile aprire un dialogo tra pediatri, medici di medicina generale ed endocrinologi. La prevenzione ormonale e quella andrologica, in particolare, inizia dall’anno 0 e direi che ha il suo focus nei primi 12 anni di vita, cioè dalla nascita alla pubertà. Quindi, è molto sentita l’esigenza di promuovere, tra i pediatri generalisti che lavorano sul territorio, la cultura della diagnosi precoce”.

Al 71° Congresso Nazionale di Pediatria in corso a Roma (4-6 giugno 2015), una delle tematiche principali è “La transizione delle cure, dal pediatra all’andrologo”, a cui è stata dedicata la prima giornata di lavori con una sessione interattiva durante la quale si è dato maggior respiro alle patologie maschili maggiormente trascurate, anche perché la cultura femminile in questo campo è molto più avanti e ha meno tabù. Fondamentale nella promozione della salute pediatrica la figura dell’endocrinologo, ancora poco conosciuta sul territorio.

Il ruolo dello specialista in endocrinologia è molto significativo. L’80% dei problemi andrologici del maschio adulto si sviluppa in età pediatrica e nella prima adolescenza e almeno il 50% di questi casi potrebbero essere risolti con la prevenzione – dichiara il professor Lenzi – noi pensiamo ad una collaborazione di percorsi assistenziali: vorremmo ‘contaminare’ le due culture, da un lato quella pediatrica generalista e del territorio, dall’altro quella endocrinologica generale, che devono integrarsi per poter collaborare. Inoltre vorremmo fare in modo che un ragazzo al quale sia stata diagnosticata una qualche patologia andrologica di tipo endocrino, una volta uscito dell’età pediatrica, non debba attendere di arrivare al matrimonio o al desiderio di procreare per occuparsene, ma prosegua sin dall’adolescenza un’assistenza continuativa, la sola che può garantire una vera ed efficace prevenzione”.

La “finestra critica” è tra i 13 e i 16 anni, quando i genitori smettono di portare il bambino dal pediatra e sospendono i controlli periodici, mentre un percorso post-pediatrico preferenziale, caratterizzato dalla sinergia tra pediatra, endocrinologo e andrologo consentirebbe di agire proprio in quella fase di vuoto assistenziale.

La visita endocrinologica e andrologica medica devono entrare a far parte del bagaglio clinico del pediatra sia generalista, sia specialista che del territorio. In un percorso assistenziale ben strutturato bisogna prevedere visite nei primi due anni di età – suggerisce Andrea Lenzi – un altro passaggio fondamentale è la fase di sviluppo, tra i 9 e i 12 anni, per maschi e femmine. Dopo, è importante una visita a 16 anni seguita da controlli a cadenza annuale fino all’età di 18 anni. In particolare, il bambino deve essere sottoposto a un controllo finalizzato a valutare la posizione dei testicoli e l’eventuale presenza di alterazioni del pene e del meato uretrale, oltre alla presenza di fimosi”.

Far crescere la cultura della prevenzione endocrinologica e andrologica medica significa educare prima di tutto i genitori a far visitare i propri figli, mantenendo l’attenzione sulla sfera genitale-riproduttiva e abituando il ragazzo a controllarsi senza problemi attraverso l’autopalpazione dei testicoli e l’esame dei genitali. La diagnosi precoce è l’unico strumento valido per identificare tempestivamente i segni della presenza di un tumore del testicolo, neoplasia che colpisce più di frequente i giovani dai 15 ai 35 anni.

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