Più di 20.000 bambini muoiono ogni anno per incidenti nei paesi più ricchi del mondo. Lo dice l’Unicef che ha fornito nei giorni scorsi i dati di uno studio realizzato nei paesi membri dell’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo. Dati tutt’altro che rassicuranti: in ogni paese industrializzato, gli incidenti sono diventati la prima causa di morte tra gli 1 e i 14 anni, pari a quasi il 40 per cento di tutte le morti riportate in quella fascia d’età. E per ogni bambino che perde la vita per cause di questo genere, molti altri restano invalidi o traumatizzati. Le cause più comuni di morte sono: l’annegamento, il fuoco, le cadute, l’avvelenamento e le lesioni intenzionali.

Ma il campo è senz’altro dominato dagli incidenti stradali che rappresentano il 41 per cento di tutte le morti per incidente del mondo industrializzato. Significativa è la classifica che riguarda i paesi quali: Svezia, Regno Unito, Italia e Olanda che occupano le prime quattro posizioni dei paesi con meno sinistri. In fondo all’elenco ci sono Stati Uniti e Portogallo. Eppure, secondo lo studio, se tutti i paesi membri dell’Unione Europea raggiungessero gli stessi livelli di sicurezza della prima in classifica la Svezia, circa 1.600 vite potrebbero essere salvate nella sola Europa. Solo Francia e Germania potrebbero prevenire circa 400 morti ciascuna, mentre gli Stati Uniti potrebbero salvare 4.700 bambini ogni anno. I dati del rapporto Unicef mettono in evidenza anche la relazione tra percentuali di morti di bambini per incidente e ricchezza della nazione, ma mostrano anche che è lontana dall’essere significativa. Due delle nazioni più ricche del mondo Svizzera e Canada si trovano infatti nella seconda metà della classifica. Grecia e Portogallo hanno un prodotto interno lordo simile, ma la Grecia ha un tasso di morte per incidenti dimezzato rispetto al Portogallo. Diverse anche e con differenti risultati le strategie messe in atto per la prevenzione. Il Regno Unito, pur avendo un buon risultato in generale, ha una cattiva posizione per le morti causate dagli incendi. La Germania ha un tasso di morti per annegamento tre volte più alto che in Italia.

Il rischio di morte per incidenti nei bambini è condizionato anche da molti altri fattori. La probabilità di un bambino di ferirsi o morire è associata alla presenza di un solo genitore, alla scarsa istruzione della madre e alla sua giovane età, alla povertà delle abitazioni, alla famiglia numerosa, all’uso di droghe e di alcol da parte dei genitori. Alcune ricerche dimostrano anche che i figli di popolazioni indigene corrono un rischio più alto: uno studio australiano ha evidenziato un rischio 75 volte più alto di morire a causa del fuoco per i piccoli aborigeni. Uno sguardo infine all’Africa e al tasso di morte per incidenti stradali. Oggi è cinque volte più alto nel continente nero che nell’Unione Europea, sebbene l’Africa sia solo all’inizio della curva di crescita del possesso di veicoli.

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