La saggezza popolare auspicava maggiore fortuna e prosperità per le mamme più prolifiche. Questi antichi incentivi morali si scontrano tuttavia con la realtà di oggi. Negli ultimi anni infatti, si fanno sempre meno figli e sempre più tardi. A sottolinearlo è l’Istat con una ricerca basata su dati relativi al 1999.

L’età media delle donne al parto del primo figlio è aumentata da 25,2 anni nel 1981 a 28,2 nel 1996. Sempre numerosi risultano invece i disturbi in gravidanza che affliggono il 60% delle donne, con ai primi posti nausea, vomito e patologie venose. La gravidanza inoltre costringe al letto ancora il 20,7% delle donne, con punte più alte per le ultra quarantenni. Notizie confortanti vengono invece dall’analisi di come oggi il parto viene affrontato: il 99% delle donne che ha partorito negli ultimi cinque anni, è stato seguito da un operatore sanitario durante la gravidanza, un dato al passo con l’Europa. In netto aumento anche il numero di donne che partecipa ai corsi di preparazione al parto, con maggiore frequenza al nord e fra le donne laureate.

Il ginecologo preferito dalla metà del campione esaminato risulta essere quello privato. In netto aumento anche il numero di donne che partecipa ai corsi in una struttura pubblica, seguito dal ginecologo privato e da quello completamente pubblico. Il ginecologo donna stenta a decollare soprattutto nel Sud, sia come numero complessivo di specialiste, sia come preferenza ideale da parte della donna. Inoltre si è riscontrato un eccessivo uso delle prestazioni diagnostiche in gravidanza: oltre la metà del campione ha effettuato infatti 7 o più visite, con un numero medio di ecografie pari a 5,2 mentre 1 donna su 4 ne ha fatte addirittura 7 o più, contro le 3 previste dalle linee guida. Le visite e le ecografie vengono prescritte maggiormente dai ginecologi che lavorano in ambiente privato.

Ma dove e come le donne moderne partoriscono? Oggi il 92,4% delle donne italiane che ha partorito, ha completato la gravidanza senza problemi, preferendo in oltre il 90% dei casi la struttura pubblica, mentre solo lo 0,3 % ha partorito in casa. La donna meridionale preferisce l’assistenza sanitaria privata forse per la carenza quantitativa e qualitativa di strutture ospedaliere pubbliche nel sud. Sempre secondo l’Istat risulta ancora eccessivo l’utilizzo dei bisturi da parte del ginecologo: i parti cesarei nel nostro paese sono decisamente elevati, con 13 punti percentuali in più, rispetto alla quota massima del 15%, fissata nel 1985 dall’OMS. Il ricorso al parto cesareo è maggiore al sud, con punte del 35% nell’Italia meridionale e del 38 nell’Italia insulare. L’innalzamento dell’età media della madre non giustifica l’alto numero di parti cesarei. Solo il 26.3% delle donne che ha effettuato il parto spontaneo, ha potuto decidere autonomamente la posizione, mentre si diffondono sempre più le posizioni alternative quali quella accovacciata, in acqua o su un fianco, oppure la sedia ostetrica. Anche su questo fronte la donna del sud appare penalizzata: solo l’11% infatti, dichiara di avere avuto possibilità di scelta. Ancora una volta risultano favorite le donne laureate e quelle che seguono i corsi di preparazione al parto.

Donne che hanno partorito negli ultimi cinque anni

Pubblica Privata accreditata Privata Casa Totale
Esami in gravidanza 74,1 19,5 6,4 100
Diagnosi prenatale 65,9 15,7 18,3 100
Parto 88,9 6 4,8 0,3 100
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  • Gravidanza