Anonimo

chiede:

Gentile Dott.ssa Massoli,
Ho avuto la fortuna di leggere il suo intervento sulla depressione post
partum in gravidanza (“Una madre davvero autentica “), e mi sono decisa a scriverle perché sono molto impaurita dalla possibilità di affrontare una brutta
depressione con la nascita di questa bambina (ho già un figlio di quasi 4
anni, Francesco), dal momento che gli ultimi due mesi di questa
gravidanza sono stati caratterizzati da un periodo di grave crisi, per
me, culminati col pensiero di aver fatto un errore a progettare un altro
figlio vista la mia debolezza emotiva e le mie insicurezze.
Mi marito ha infatti passato un momento di grandissimo impegno
lavorativo (che si somma al suo lavoro di per sé già duro, dal momento
che lo porta all’estero per numerosi giorni al mese), e mia madre non ha
potuto starmi vicina a causa della malattia invalidante di mia nonna.
Ho cercato di reagire, iniziando una psicoterapia e contattando una baby-sitter per avere un aiuto con il bimbo più grande quando nascerà la
sorellina (il tempo mi scade fra due giorni), ma ho ugualmente paura di
non riuscire a sostenere il peso delle cose, e di crollare ulteriormente
dopo il parto.
Le sarei estremamente grata se volesse darmi un buon suggerimento per
affrontare a meglio il post gravidanza, e per riuscire anche a godere un
po’ di questo lieto evento, che non può soltanto rappresentare ai miei
occhi una prova di stress che non riesco a superare.
Ringraziandola anticipatamente per l’attenzione che vorrà dedicarmi, un
caro saluto

Salve Chiara,
mi sembra che le iniziative che già ha preso per alleviare la fatica e lo
stress siano un ottimo inizio. Rivolgersi ad una baby-sitter fidata che le
permetta di avere aiuto pratico e maggior tempo per fare le cose è un’ottima
idea. Un percorso di psicoterapia per affrontare il suo stato di ansia e di
preoccupazione sarà un aiuto prezioso, nonché un’esperienza personale
importantissima, che potrà darle il sostegno necessario in un momento così
delicato della sua vita. Quello che mi sento di dirle, pensandola già
sostenuta nel modo migliore dal collega che la sta accompagnando nel
percorso di psicoterapia, è di fermarsi a rileggere le parole che lei stessa
si è detta, ed ha scritto nella sua lettera: “riuscire anche a godere un
po’ di questo lieto evento, che non può soltanto rappresentare ai miei occhi
una prova di stress che non riesco a superare”. Credo che il punto sia
proprio questo. I figli sono e rappresentano, anche, un grosso
sconvolgimento dell’organizzazione quotidiana, della vita dei genitori e
delle relazioni già esistenti. E affrontare questo stravolgimento richiede
energia, senso di organizzazione, pazienza, tempo. A questo si può ovviare
chiedendo un aiuto pratico, come ha fatto lei assumendo una baby-sitter. Ma
un figlio è innanzitutto un’esperienza emotiva profonda, la più
significativa, permeante, rivoluzionaria per una donna. Si ritagli uno
spazio, in questi pochi giorni che la separano dall’incontro con questa sua
bambina, per entrare in contatto con le emozioni che l’idea di abbracciare,
toccare, coccolare questa piccola bimba le suscita. Accantoni solo per un
attimo la preoccupazione per lo stress che l’ambiente che la circonda le
invia così insistentemente, “faccia nido” dentro di lei, lasci per un attimo
indietro, come un rumore di fondo, la voce della quotidianità, delle cose da
fare, dei problemi di lavoro di suo marito, dell’apprensione per i problemi
di salute di sua nonna, e si concentri su quello che sta vivendo, guardi la
sua pancia e ascolti la potenza dell’esperienza che sta per fare. Diventare
una seconda volta madre, attraversare quel fiume di emozioni, commozione,
tenerezza, dolcezza, Amore che la nascita di un bambino porta con sé. Se
riuscirà per un attimo a lasciare da parte il piano del razionale e a
ricontattare il piano dell’emozionale, riuscirà a ritrovare il senso di
questa nascita, che non può e non deve essere una prova d’esame per la
tenuta dei suoi nervi, ma l’esperienza magica e potente del dare la vita e
del ritrovare il senso della propria vita nella bambina che partorirà. Se
poi nelle settimane successive al parto sentirà che lo stress e la fatica
saranno intollerabili, che il prendersi cura di questa bambina le costerà
una fatica emotiva troppo pesante per lei in questo momento di fragilità,
avrà già uno psicoterapeuta a cui rivolgersi per chiedere sostegno e aiuto.
La depressione post partum esiste, ma come tutte le malattie è curabile e
guaribile. Non si senta spaventata in anticipo, cerchi di ritrovare dentro
di sé la serenità necessaria per accogliere questa sua bimba, se poi si
sentirà in difficoltà non potrà fare altro che accettare di essere una donna
come tutte le altre, con i suoi punti di forza ed i suoi punti di debolezza,
chiederà aiuto e troverà la strada giusta per riconquistare la serenità e la
forza che la sua famiglia le richiede.
In bocca al lupo

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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