Circa 1 donna su 50 in età riproduttiva (il fenomeno è raro nelle bambine e nelle donne dopo la menopausa) sviluppa una rigonfiamento delle ghiandole di Bartolini. Questi i dati dell’Istituto Superiore di Sanità nello spiegare le condizioni che possono interessare queste particolari ghiandole vulvari e che, sebbene solitamente siano indolori e facilmente gestibili, possono evolvere in fenomeni più critici che richiedono trattamenti più invasivi come la rimozione chirurgica della ghiandola stessa.

Cos’è la ghiandola di Bartolini?

Dette anche ghiandole vestibolari maggiori, le ghiandole di Bartolini sono degli organi molto importanti del sistema riproduttivo femminile. Come spiegato in questo studio, si tratta di ghiandole posizionate nel vestibolo vulvare su entrambi i lati dell’orifizio esterno della vagina.

Si tratta di ghiandole rotonde molto piccole che, come precisa il Manuale MSD, in condizioni non patologiche sono molto profonde e per questo non palpabili. Si formano durante l’embriogenesi dal seno urogenitale e sono innervate dal nervo pudendo.

Le funzioni delle ghiandole di Bartolini

Le ghiandole di Bartolini secernono un muco la cui funzione primaria è quella di aiutare la lubrificazione vaginale e vulvare durante i rapporti sessuali. Nello specifico, il compito di queste ghiandole è quello di produrre una secrezione che lubrifica l’estremità distale della vagina durante i rapporti sessuali.

Ciascuna ghiandola di Bartolini misura mediamente 0,5cm e sono collegate alla parte posterolaterale dell’orifizio vaginale, tra l’imene e le piccole labbra, da un condotto di circa 2cm.

Cisti di Bartolini in gravidanza: cause, sintomi e conseguenze

Se i condotti attraverso cui viaggia la secrezione lubrificante si ostruiscono questo fluido può ristagnare determinando un gonfiore di una o entrambe le ghiandole dando origine a una cisti. Diversi studi (come quelli pubblicati sull’European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology e sul Journal of Maternal-Fetal & Neonatal Medicine) suggeriscono come le caratteristiche delle cisti erano le medesime tra le donne in gravidanza e quelle non in gravidanza e che tra le pazienti in gravidanza non sono stati notati esiti perinatali avversi.

Le cause

Il motivo per cui i dotti delle ghiandole di Bartolini possono ostruirsi non è del tutto noti. Il portale WebMD spiega come 2 donne su 10 possono andare incontro a questa condizione, generalmente intorno ai 20 anni in quanto la probabilità di svilupparsi delle cisti alle ghiandole di Bartolini tende a diminuire con l’avanzare dell’età.

Sembrerebbe che comunemente la cisti sia dovuta da batteri come quello dell’Escherichia Coli. Tra le cause il Cleveland Clinic aggiunge anche le infezioni a trasmissione sessuale e le lesioni, le irritazioni o l’eccessiva crescita di pelle nella zona vulvare della vagina.

I sintomi

La cisti alla ghiandola di Bartolini (nella maggior parte dei casi interessa solo una di esse) è spesso asintomatica e i sintomi si verificano prevalentemente nelle cisti più grandi. In questi casi oltre a poter rilevare alla palpazione la ghiandola di Bartolini interessata dalla cisti si può avere febbre, arrossamento e dolore che tende a peggiorare e rende difficoltoso anche il camminare, il sedersi o il muoversi.

Le conseguenze e il trattamento

La cisti può andare incontro a un’infezione (ascesso) che come tale può rappresentare un rischio per la gravidanza. In maniera estremamente rara si forma un tumore nelle ghiandole di Bartolini. La diagnosi della cisti alla ghiandola di Bartolini si basa sull’esame pelvico dopo il quale, in base alla causa e alla condizione della cisti, il medico può prescrivere un antibiotico o farmaci topici da applicare sulla pelle.

Nelle forme meno gravi può essere sufficiente un bagno semicupio (un bagno caldo che prevede l’immersione in acqua del perineo) da ripetere 3-4 volte al giorno, che consente di drenare spontaneamente le cisti. Le cisti di Bartolini asintomatiche, invece, non richiedono ulteriore trattamento. Parallelamente si rivela utile l’utilizzo di saponi germicidi.

La bartolinite

Bartolinite
Fonte: iStock

L’infiammazione delle ghiandole di Bartolini, come riportato dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, prende il nome di bartolinite. È una condizione che si presenta nella popolazione sessualmente attiva soprattutto nelle donne in età fertile.

Bartolinite in gravidanza: cause e sintomi

Le cause

La bartolinite è spesso causata da un’infezione. I principali patogeni sono l’Escherichia Coli, lo Streptococco, i batteri intestinali o vaginali, la Chlamydia Trachomatis e il Mycolpasma Hominis. Tra le possibili cause sono da considerare anche i traumi ripetuti o gli sfregamenti che si possono verificare durante i rapporti sessuali o a seguito dell’utilizzo frequente di capi di abbigliamento attillato che esercita una pressione sulla zona della vulva.

I sintomi

L’infiammazione delle ghiandole di Bartolini può provocare dolore, gonfiore nella parte inferiore delle grandi labbra, fastidio o dolore durante i rapporti sessuali, arrossamento della cute dei genitali esterni, febbre e difficoltà a rimanere in posizione seduta.

Le conseguenze e il trattamento

Se la causa della bartolinite è un’infezione, è fondamentale approfondire la diagnosi per intraprendere un’adeguata terapia volta a escludere ogni tipo di complicazione. L’assunzione di farmaci antinfiammatori o analgesici (da valutare con il ginecologo) consentono di 4-5 giorni di risolvere i sintomi tipici della bartolinite.

Si ricorre all’intervento chirurgico solamente nel caso in cui la terapia farmacologica si fosse rivelata inefficace, l’infiammazione, le cisti o gli ascessi si ripresentano frequentemente nel corso di un anno e nelle donne con più di 40 anni. il trattamento chirurgico prevede il drenaggio, la marsupializzazione o l’asportazione della ghiandola di Bartolini.

Nel drenaggio chirurgico, tramite piccola incisione della cisti, si consente la fuoriuscita del fluido responsabile del rigonfiamento.

La marsupializzazione, invece, è una procedura tramite la quale si crea un’apertura permanente della cisti in modo da prevenire ulteriori forme di ostruzione.

Infine, l’asportazione della ghiandola di Bartolini è un intervento molto complesso che è associato a l rischio di sanguinamento e infezioni e che può lasciare il segno delle cicatrici e compromette la lubrificazione vaginale.

In gravidanza, data la particolarità della situazione, il trattamento è prevalentemente conservativo e finalizzato a ridurre i sintomi. Nelle forme più gravi si valuta l’intervento più adatto che assicuri i maggiori benefici tanto alla donna quanto al feto.

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