
Le 7 cose che potrebbero andare storte all'inizio di una gravidanza
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La decisione di scrivere questo articolo è stata presa dopo aver ritrovato un “vecchio” volumetto che affrontava le patologie della mammella. L’ecografia era a malapena menzionata, eppure già all’epoca esistevano apparecchiature soddisfacenti.
Fino a pochi anni fa anche ascoltando illustri personaggi della medicina italiana, l’ecografia rappresentava a malapena l’epilogo di un discorso dove “visita” e “mammografia” interpretavano la parte del protagonista: si concludeva con la frase: ´…e poi c’è l’ecografia che può essere utile nello stabilire se una data lesione è liquida oppure solida’.Verdana” size=”2″> Prima di commentare quanto scritto devo fare delle precisazioni: un vero limite dell’ecografia è rappresentato dal fatto di essere fortemente dipendente dall’operatore. Un operatore paziente e preparato esaminerà con calma tutta la ghiandola ed eseguirà un esame attendibile. Un operatore frettoloso correrà il rischio (e lo farà correre alla sua paziente) di non vedere lesioni anche importanti. In ecografia vale la regola che si vede solo ciò che si cerca attentamente.
Già all’epoca del libro da me menzionato, stampato poco meno di venti anni fa, l’ecografia consentiva di ottenere delle buone immagini e garantiva diagnosi che andavano ben oltre la differenziazione fra solido e liquido. Le apparecchiature attuali presentano una risoluzione elevatissima che consente per esempio di rendere “a video” una formazione di un mm come se fosse grande quasi un cm. Il color doppler inoltre, visualizzando la vascolarizzazione di un dato nodulo o reperto, rappresenta un ulteriore passo avanti nella diagnostica delle patologie della mammella, anche se la sua utilità è inferiore rispetto a quella ottenibile in altri distretti in quanto la vascolarizzazione dei reperti mammari, anche se maligni, può essere scarsa e non caratteristica.
Ancora oggi però, permangono dei dubbi su quale possa essere l’esame migliore per effettuare una prevenzione delle malattie del seno. Molte mie pazienti mi chiedono informazioni a riguardo. Devo affermare che un’apparecchiatura ecografica dell’ultima generazione consente rilievi talmente accurati, che la rendono spesso nettamente superiore ad un’indagine mammografica.
La mammografia dal canto suo, permette di visualizzare con una certa facilità – più agevolmente rispetto all’ecografia- le “microcalcificazioni” che a volte sono associate a tumori maligni e quindi ha in ogni caso una sua validità (NB: non sempre le microcalficazioni sono associate a reperti maligni… in molti casi costituiscono reperto occasionale privo di significato patologico…).
In soggetti molto giovani con seni densi, l’ecografia sarà sicuramente da preferire alla mammografia, almeno come prima valutazione. In prossimità dei 40 anni (ma non esclusivamente) e soprattutto in seni voluminosi prevalentemente fibroadiposi, l’ecografia e la mammografia potranno essere associate in vario modo. Un esame ecografico però, eseguito con un buon apparecchio, assicura sempre un’ottima attendibilità diagnostica, a qualunque età sia effettuato ed in qualsiasi condizione (fasi del ciclo, gravidanza, allattamento).
La ripetizione dell’esame ogni otto mesi – un anno e l’eventuale associazione con il citoaspirato ecoguidato con ago sottile d’eventuali noduli dubbi, consentirà inoltre di giungere alla corretta diagnosi nella quasi totalità dei casi. L’indagine ecografica può essere eseguita in qualsiasi periodo del ciclo e non richiede alcuna preparazione. Può evidenziare infiammazioni, cisti, noduli e praticamente ogni patologia mammaria. Solo in casi particolari, in presenza cioè di formazioni con densità molto simile al tessuto mammario circostante, l’ecografia potrebbe non identificare un dato reperto.
Nel caso venissero osservati noduli è possibile esprimere un giudizio fortemente attendibile sulla natura benigna o maligna dello stesso. Solo in alcuni casi l’aspetto di una data patologia potrà non essere dirimente: in questi casi, come prima accennato, sarà utile l’esame citologico ecoguidato (semplicissimo da eseguire) che permetterà quasi sempre di dirimere i dubbi.
Per concludere vorrei ricordare che la sola visita del seno, non associata a contemporanea ecografia, è il più delle volte insufficiente e non è proponibile da sola nella prevenzione, o meglio per la diagnosi precoce delle patologie del seno. Sarà invece utile la autopalpazione eseguita dalla stessa paziente circa una volta al mese (la persona può acquisire una conoscenza del proprio corpo notevole ed essere in grado di percepire variazioni… inoltre si tratta di una pratica autogestita). Dopo avere effettuato una ecografia, palpando il seno (con la mano a piatto esplorando sistematicamente la mammella) la paziente considererà normale tutto ciò che palperà da quel momento, riconoscendo eventuali ipotetiche variazioni future.
Prof. Dott. Nico Comparato
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