Conoscere il modo in cui i genitori trasmettono i geni relativi ai gruppi sanguigni al nascituro e le loro combinazioni è un meccanismo interessante, perché sono diverse le possibilità che si possono verificare.

Conoscere il gruppo sanguigno dei genitori permette di conoscere con alta probabilità quale sarà quello del bambino ed è un’informazione importante. Avere questi dati permette di valutare possibili interferenze fra il sangue della mamma e il sangue del feto.

Può accadere, ad esempio, che al momento del parto i glo­buli rossi del neonato e quelli della mamma vengano in contatto. Se la madre produce anticorpi contro il sangue “estraneo” del figlio, perché ereditato dal papà e dunque diverso, potrebbe distruggergli i globuli rossi e causargli malattie come la MEN – Malattia Emolitica del Neonato.

Conoscere il gruppo sanguigno di entrambi i genitori, invece, consente di prevedere queste situazioni e, mediante esami particolari come il test di Coombs, monitorare durante i nove mesi la produzione di anticorpi della mamma contro i globuli rossi del feto.

Ma non è tutto: i gruppi sanguigni di madre e padre possono essere rilevanti anche per accertare la paternità di un figlio.

Non è però del tutto impossibile che mutazioni genetiche rendano “possibili” anche figli apparentemente “impossibili”. Va inoltre ricordato che il gruppo sanguigno è importantissimo in caso di trasfusioni, per evitare reazioni di rigetto dell’organismo contro i globuli rossi che sono stati trasfusi.

Cosa sono i gruppi sanguigni?

Il gruppo sanguigno è una componente ereditaria e si identifica grazie agli antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi.

I gruppi sanguigni sono quattro: A, B, AB e 0. Ciascuno di essi può essere Rh positivo o Rh negativo, a seconda della presenza o meno dell’antigene Rh, una proteina capace di determinare la comparsa di agglutinine specifiche nel sangue di altri individui. Le agglutinine sono anticorpi capaci di distruggere i globuli rossi contenenti antigeni di gruppo diverso tramite una reazione chiamata agglu­tinazione.

Se il sangue Rh- viene a contatto con il sangue Rh+ (per esempio una futura mamma tramite il feto) questo provoca nel sangue della madre Rh- la comparsa di anticorpi capaci di agglutinare il sangue Rh+ del feto provocando dei danni.

Le combinazioni dei gruppi sanguigni: genitori e figli

gruppi sanguigni combinazioni

Ciascuno di noi per ogni caratteristica del proprio corpo eredita un gene materno e uno paterno (ciascuno costituito da due alleli). Uno solo dei due geni, quello dominante, stabilisce come si manifesta quella caratteristica, il colore degli occhi per esempio. L’altro detto recessivo, invece, viene conservato e trasmesso alle future generazioni.

Nell’ambito dell’ereditarietà dei caratteri un caso particolarmente interessante è costituito proprio dalla combinazione dei gruppi sanguigni. Esistono due sistemi di classificazione: quello AB0 e quello legato al fattore Rh (presenza o assenza di questo antigene).

In base al primo sistema gli individui con genotipo AB hanno ereditato l’allele A da un genitore e l’allele B dall’altro. Chi è di gruppo A può essere, dal punto di vista genetico, AA perché ha ereditato la caratteristica A sia dal padre che dalla madre, oppure A0 perché ha ereditato la caratteristica 0 da uno dei due genitori e la A dall’altro.

In questo caso A è dominante e 0 è recessivo. Stesso discorso per BB e B0, visto che anche B è dominante come A. Il gruppo 0 è determinato da due alleli recessivi. Da due genitori entrambi con questo gruppo sanguigno può nascere solo ed esclusivamente un bambino con gruppo sanguigno 0.

Per quanto riguarda il secondo sistema:

  • entrambi i genitori sono negativi (Rh-): il figlio può essere solo Rh negativo;
  • i due genitori sono positivi (Rh+): il figlio può essere Rh+ (maggiore probabilità) o Rh- (minore probabilità);
  • uno dei genitori è Rh+ e l’altro è Rh-: il figlio può essere Rh+ oppure Rh- (con uguale probabilità).
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