
Comuni e spesso normali ma molto dolorosi e fastidiosi. Parliamo dei crampi in gravidanza e di cosa fare per farli passare (e quando preoccuparsi).
Una condizione spesso sottovalutata (o confusa con altre), responsabile di dolori invalidanti per le donne interessate.

Tra i dolori più comuni in gravidanza, anche se spesso sottovalutato, c’è quello che interessa la cintura pelvica. Le stime parlano di un fenomeno che interessa dal 4% al 76.6% delle donne in gravidanza. La così ampia variabilità è dovuta proprio dal fatto che si tratta di una condizione spesso sottostimata, poco nota e, come riportato nel lavoro di ricerca della Dottoressa Alessia Stefanello, spesso confusa con la lombalgia. Il Royal College of Obsetrician & Gynaecologists (RCOG) stima che almeno 1 donna su 5 soffre di dolore alla cintura pelvica. Un disturbo che, evidenzia il Journal of the Association of Chartered Physiotherapists in Women’s Health, nel 20-25% dei casi si manifesta in una forma grave da richiedere assistenza medica.
Parliamo inoltre di un disturbo che non si limita al “solo” periodo della gestazione, ma che in un significativo numero di casi interessa le donne anche nei mesi (e fino a un anno) dopo il parto.
Per dolore alla cintura pelvica (PGP) si intende un’esperienza dolorosa di origine muscoloscheletrica che si manifesta tra la cresta iliaca posteriore e la piega glutea. Il dolore tende a essere più frequente nella zona dell’articolazione sacroiliaca e può irradiarsi lungo la coscia e manifestarsi insieme alla pubalgia. Nelle European guidelines for the diagnosis and treatment of pelvic girdle pain viene riportato come la gravidanza (insieme ai traumi, all’artrite e all’osteoartrite) siano cause dirette di dolore alla cintura pelvica.
Durante la gravidanza, infatti, si verifica un’instabilità del cingolo pelvico (l’insieme di ossa e articolazioni che collega la colonna vertebrale agli arti inferiori). Parallelamente ci sono le alterazioni ormonali legate all’azione della relaxina e degli estrogeni che, per preparare i legamenti al parto, li rendono più elastici e flessibili e quindi meno stabili. Sempre in gravidanza si verificano diversi cambiamenti posturali dipesi dall’aumento di peso e dallo spostamento del baricentro per la crescita delle dimensioni dell’utero. Il dolore alla cintura pelvica si manifesta con una sintomatologia che può essere lieve o molto grave e può includere:
Tra le particolarità del dolore alla cintura pelvica c’è che si tratta di un disturbo che insorge in maniera imprevedibile. Generalmente compare dopo 8-12 settimane di gestazione con i primi sintomi che solitamente si manifestano tra la dodicesima e la ventiquattresima settimana di gravidanza.
A essere più esposte a questa condizione ci sono le donne con una storia pregressa di dolore alla zona pelvica, lombalgia e mal di schiena, quelle con un indice di massa corporea elevato (sovrappeso), che svolgono attività che determinano un carico gravoso e avere più di 30 anni.
Il dolore alla cintura pelvica richiede un approccio multimodale e personalizzato. La conferma diagnostica è prevalentemente clinica, riproducendo il dolore ed escludendo altre possibili cause. Tra i principali interventi terapeutici cui fare riferimento c’è l’esercizio fisico e in modo particolare quello legato alla stabilizzazione e al rinforzo. I programmi che si sono rivelati più efficaci sono quelli che uniscono stretching, rinforzo e stabilizzazione. A seconda della gravità della condizione questi esercizi possono essere svolti autonomamente a casa o in un centro specializzato.
L’indicazione è quella di iniziare questo tipo di esercizi già prima dell’inizio della gravidanza, in modo particolare per le donne maggiormente a rischio, in quanto nonostante l’esercizio prenatale non diminuisca la prevalenza del dolore alla cintura pelvica, ne riduce la gravità dei sintomi. Tra le attività maggiormente indicate per ottenere importanti benefici psicofisici ci sono lo yoga, il pilates e in modo particolare l’esercizio in acqua che, per l’assenza di gravità, permette di migliorare sia il tono che la flessibilità.
A seconda della gravità e delle ripercussioni sulla quotidianità del dolore di questa condizione è possibile fare riferimento anche a diversi supporti pelvici in grado di stabilizzare l’articolazione sacroiliaca e migliorare la gestione del carico. Questi supporti sono da utilizzare per periodi di tempo limitati e sempre all’interno di un percorso terapeutico più ampio.
Un tratto fondamentale della gestione del dolore alla cintura pelvica è legato alla consapevolezza e all’educazione. È infatti indispensabile prendere conoscenza di questa realtà e modificare il più possibile i propri comportamenti quotidiani. Da questo punto di vista bisogna evitare di sollevare oggetti pesanti, ridurre il numero di volte in cui si utilizzano le scale, evitare di mantenere posizioni statiche per troppo tempo, non incrociare le gambe e tenere in braccio un bambino su un solo fianco.
Per migliorare la qualità del riposo è invece consigliato dormire su un fianco utilizzando un cuscino da posizionare tra le gambe e uno dietro la schiena. Il ricorso agli antidolorifici, invece, va sempre approcciato con attenzione. Il paracetamolo è considerato un farmaco sicuro in gravidanza, mentre sono da evitare i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), per il rischio di esiti avversi sullo sviluppo del feto.

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