Anonimo

chiede:

Gent.mo dott. Gallone, ho ricevuto oggi la sua risposta e la ringrazio
molto… le rispondo perché mi ha incuriosito quello che ha scritto
sull’osservare il sonno… in realtà mi sta dicendo di avere solo pazienza,
giusto? E per quanto riguarda il discorso di tenere un comportamento
elastico nei primi tempi cosa intende? A questo punto scartando sciroppi e
altro mi piacerebbe assumere con lei.. .se riesco, un comportamento
corretto… La mia paura è che questo problema si cronicizzi e che sia
ancora più difficile risolverlo più avanti… Per darle un quadro ottimale
della mia piccola peste le dico che durante i risvegli notturni non esiste
una regola… se perde il ciuccio, frignotta e allora basta ridarglielo e
si riaddormenta subito, raramente scoppia a piangere e quando è
inconsolabile accendiamo la luce cercando di svegliarla completamente
perché pensiamo possa trattarsi di incubi… ma la maggior parte delle
volte quando si sveglia completamente la bambina cerca attenzioni… ride,
sbatte mani e gambe e vorrebbe essere presa su e giocare… riesce a
riaddormentarsi tenendomi la mano, toccandomi il viso o infilandomi le sue
dolci manine in bocca… (ovviamente questo succede quando è nel
lettone)… Ho pensato all’ansia da separazione ma non ho ancora riiniziato
a lavorare e sono con lei 24 ore su 24… Abbiamo anche provato a fare dei
turni con lei in cameretta… ma chi era di turno la mattina era uno
straccio…

Dott. Ciro Gallone

risponde:

Gentile signora, per osservare il ritmo del sonno intendo che, quando sono così piccoli, è essenziale stare a guardare con quale ritmo dormono e assecondarli il più possibile secondo me.
Per quanto concerne l’ansia da separazione, la bambina sta attraversando proprio il periodo nella quale è più marcata e dunque da come lei stessa mi dice, cerca i genitori durante la notte. Appena rassicurata, si addormenta. Da come lei stessa mi dice dunque, non è un disturbo del sonno vero e proprio, ma un desiderio di contatto.
Quindi bene se lei cerca di dare dei rituali alla nanna (esempio: storiella, abbraccio, oggetto transizionale come un pupazzo, il ciuccio appunto), ma pur rischiando di andare controcorrente da ciò che mi racconta non ritengo sia un caso da trattare farmacologicamente per “insegnare il sonno”. Crescendo, si potrà cominciare a educare la bambina a non piangere quando si sveglia, con l’avvento della “ragione”.
Sette mesi mi sembrano pochi per “insegnare a dormire” e la crescita dei bambini attraversa anche fasi di continua ricerca di rassicurazione, anche molto lunghe, che a mio parere andrebbero assecondate per il benessere del bambino e per un suo sviluppo caratteriale corretto e privo di ansia.
Cordiali saluti

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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