Anonimo

chiede:

Egregio dottore, sono una dirigente e lavoro per una multinazionale. Oggi ho avuto la terribile notizia che anche questa mia quinta gravidanza con tutta probabilità non andrà a buon fine, e quindi le sottopongo un quesito per me fondamentale. Anche per questa gravidanza sono in maternità anticipata; motivo: poliabortività (ho 44 anni, inoltre). La volta scorsa, per la quarta gravidanza, ugualmente giudicata a rischio per poliabortività (43 anni), ero in maternità anticipata proprio come adesso. Al mio ritorno, ne ho subite di tutti i colori. Innanzitutto il demansionamento, che posso provare con vari documenti. Mi hanno tolto senza alcuna spiegazione un’area di mia pertinenza, che segue adesso un’altra persona. Inoltre per una delle restanti aree di mia pertinenza (attualmente 3), hanno nominato in mia assenza come responsabile diretto un mio collaboratore. Quando sono rientrata, io ho ripreso la responsabilità delle 3 aree, ma solo formalmente; infatti, hanno annunciato per scritto a tutta l’organizzazione aziendale italiana ed estera che lui avrebbe mantenuto quel posto anche dopo il mio rientro, ed mi hanno estromesso con minacce di allontanamento, ma orali, da tale area di pertinenza. In ultimo, sottolineo che al mio rientro di fatto sono stata esclusa da varie attività generali che coinvolgono il management aziendale (esclusione in parte documentata). Ora, per la quarta gravidanza mi rivolsi anche ad un avvocato, ma non riuscii a fare molto. Infatti, secondo il suo avviso, la questione è che se impugno la cosa nei confronti della mia azienda, lo devo fare da non-dipendente. Ovvero: me ne devo andare di lì, e dopo posso rivalermi. Sempre a suo giudizio, rivalermi contro di loro significa soltanto soldi, e non il reintegro nelle vecchie funzioni, o altro relativo alla posizione lavorativa. Io ho provato ad andarmene, e mi creda, sono qualificata e professionale: ho tovato alternative, e ottime, alla mia attuale posizione, ma le ho trovate molto lontane dalla mia città, e non ho potuto considerarle. Chiaro che, essendo in procinto di rientrare dopo un’ulteriore gravidanza a rischio, io mi sento in pericolo. Non so cosa potranno farmi questa volta. Magari niente (e non ci credo), ma voglio mettere le mani avanti. Quindi le chiedo: qualunque cosa mi facciano, io la devo subire finchè non trovo un altro posto, cosa peraltro improbabile se voglio, come voglio, costruire la mia vita qui? Secondo: potrebbero quindi anche estromettermi del tutto, impunemente? Passare le mie deleghe ad altri senza che io, da dipendente, mi possa rivalere contro di loro? Grazie della gentile risposta che attendo con ansia

Salve, il suo caso appare molto complesso alla luce di quanto da lei affermato. Ovviamente si rende necessario un approfondimento del caso sulla scorta della documentazione che lei potrà produrre oltre (fattore importantissimo) la dichiarazione di testimoni. Vede il mobbing esiste, ma solo in pochi casi si è riusciti a provarlo innanzi ad un giudice. Per assurdo, un lavoratore in tale situazione dovrebbe accettare passivamente di subire vessazioni e quant’altro per racimolare prove inconfutabili di tale comportamento. L’onere della prova è a carico del lavoratore. Capisco perfettamente il suo stato psicofisico e non posso consigliarle cure preventive. Non voglio dirle “si faccia seguire da un buon avvocato” anche perchè l’ha già fatto. Valuti l’opportunità di trascorrere un futuro sereno magari con un altro impiego e la mente libera. Dopo potrà farsi seguire da un ….. Cordialmente

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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