Anonimo

chiede:

Gent.ma Dr.ssa, ho 38 anni e nel corso degli ultimo anno ho perso
due bambini entro la 10 settimana: il primo per cessazione del battito,
il secondo sembrava un uovo chiaro, ma poi si è rivelato che l’embrione,
suppur minimo, c’era. Sono stata sottoposta a due raschiamenti ed ora,
dopo 6 mesi dall’ultimo intervento, siamo qui che potremmo riprovarci.
Ma la mia mente è oppressa dalle più funeste paure…premetto che sono
17 anni che soffro di ansia e forse anche di depressione, sono stata in
cura per un triennio e sembravo “guarita”, ma evidentemente mi
sbagliavo. Svolgo un lavoro di grande responsabilità e molto
impegnativo, ma che ho voluto. Inoltre, mentre aspettavo i bimbi, spesso
la mia già patologica ansia aumentava ed una sera, ero arrivata a non
desiderare questo esserino dentro di me, perchè mi faceva tanta paura:
pensavo che la pancia mi avrebbe fatto impressione, che nove mesi sono
lunghi e non avrei potuto prendere nulla se le crisi fossero state
forti, che non sarei stata una buona madre per via del mio problema…ho
così provato sentimenti bivalenti dopo gli interventi. Da una parte
disperazione, dall’altra sollievo perchè non avevo più nulla dentro di
me di cui dovermi prendere cura.
Ora, sono in preda ad attacchi di panico continuo, rimugino che è colpa
dei miei attacchi di ansia se ho perso i bambini (ho letto su internet
che la depressione aumenta l’incidenza di aborti interni), che per
questo non sarò mai madre, che non riuscirò mai ad avere figli e mi
sento in un vicolo cieco, in trappola e piango. Ho ricontattato il mio
psicoterapeuta e penso che lo vedrò presto, ma vorrei sapere da lei,
dottoressa, se è vero che uno stato patologico come il mio può aver
causato la morte dei bambini, se nelle mie condizioni è sconsigliabile
riprovare o se magari potrebbe essere catartico e liberatorio farlo,
oppure cosa posso fare per capire se desidero essere madre o no. Lei sa
dottoressa, che nessuna emozione o pensiero è “normale” dopo tanti anni
che si soffre di un disturbo come il mio. Il senso di colpa di divora e
sto pensando di lasciare il mio compagno ad altra donna più sana di
me… Posso solo aggiungere che ho avuto un padre molto esigente ed
autoritario, piuttosto terrorizzante ed una madre succube, lamentosa di
lui, ma alla fine da lui è sempre tornato pur dicendo a noi figlie che
lo odiava.
Spero potrà rispondermi. Un caro saluto.

Carissima signora, le sue domande sono tante e difficili. Innanzitutto
vorrei provare ad alleggerire quel suo cuore gonfio di dolore, di senso di
disperazione, di inettitudine, di colpa, di responsabilità grandissime che
si attribuisce. Come se lei fosse il carnefice di questi bambini che ha
perso e non la vittima di una sofferenza psicologica che in più momenti
della sua vita la ha attanagliata. Non credo si sia sbagliata quando, dopo
tre anni di psicoterapia, ha pensato di essere guarita. Se si sentiva
meglio, se sentiva che l’ansia se ne era andata, la sensazione non poteva
essere che quella di una guarigione. È successo però che, come per altre
malattie, l’ansia e la depressione si sono ripresentate, probabilmente in
concomitanza con dei problemi oggettivi nella sua vita che le hanno tolto la
serenità e l’equilibrio raggiunti. Come però è riuscita a star bene una
volta, non vedo perché non abbia diritto a stare bene una seconda.
Ricontattare il suo psicoterapeuta è il regalo migliore che lei possa fare a
se stessa. Per combattere gli attacchi di panico (che sospetto nati proprio
da questo conflitto tra il desiderio di maternità e la paura di questa
responsabilità e del grande cambiamento di vita che un figlio porta), ma
anche per imparare ad accettare le sue paure e le sue fragilità, che
significa accettare senza giudicare così duramente la sua ambivalenza, il
suo sentire sia sollievo che dolore di fronte alla perdita di un bambino. La
maternità è una delle esperienze nella vita di una donna più impegnative dal
punto di vista psicologico, e l’ambivalenza delle emozioni e dei sentimenti
che l’attesa di un figlio (e la sua nascita poi) porta è tutt’altro che
rara, anzi, comunissima. Sento che fa molta fatica a concedersi questa
ambivalenza, e che con se stessa è molto dura, durissima. Un nuovo percorso
di psicoterapia penso sia davvero la strada migliore per fare pace con se
stessa e per ritrovare il giusto equilibrio per poter progettare una nuova
gravidanza. Infine la sua domanda principale: possono la sua ansia e la sua
depressione essere state la causa degli aborti? Nessuno potrà mai darle una
risposta certa in questo senso. Credo che continuare a chiedersi se è stata
colpa sua, e darsi la croce addosso per questo, sia l’ultima cosa di cui lei
ha bisogno per ricominciare a stare bene e a vedersi come una donna che può
essere madre.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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