Anonimo

chiede:

Gentile Dott.sa sono mamma di 2 splendidi bambini. Da circa un mese ho
incominciato a proporre la pappa al mio piccolino che allatto al seno da
sempre. Dopo i primi cucchiaini incomincia a piangere, ha fame, ma non
accetta la pappa, lo distraggo lo prendo in braccio ma come si fa ad
insistere a imboccare un bimbo tra le lacrime? E come se viva la pappa
come una separazione da me, io lo allatto a richiesta e non gli nego mai
il seno. Ha incominciato a svegliarsi di notte per mangiare o per essere
coccolato. Il piccolino è sempre stato un bimbo sereno, tranquillo, da
poco gattona ed è entusiasta delle sue nuove conquiste. La sorellina
maggiore ha 20 mesi, chiede molto la mia attenzione e la poppata è da
sempre un momento tutto nostro che tutelo da ogni “disturbo”. Mi può dare
qualche consiglio per rendere questo momento di crescita più
sereno al mio bambino? Grazie

Quando dice che è come se suo figlio vivesse lo svezzamento come una
separazione da lei, dice una cosa che è vera. In effetti il passaggio dal
seno al cucchiaino è un inizio di separazione. Il cibarsi improvvisamente
non corrisponde più a quell’insieme di calore, coccole, tenerezza e dolcezza
in collo alla mamma che è la poppata, ma è un “freddo” stare seduti su un
seggiolone di plastica e venire imboccati da un cucchiaino con una pappa di
sapore completamente nuovo. Sono in gioco molte cose nello svezzamento:
l’accettare il momentaneo distacco dalla mamma che comporta il passaggio dal
seno alla pappa, l’incontro con sapori salati o comunque diversi rispetto al
latte, il prendere familiarità con la masticazione (per quanto ancora molto
rudimentale data la scarsità di denti e la consistenza semiliquida della
pappa) e con la deglutizione di qualcosa che non è completamente liquido
come il latte o l’acqua. Ci sono bambini che vivono questo passaggio senza
troppe difficoltà, altri, come il suo, che non lo accettano facilmente.
Premesso che il primo consiglio è sempre quello di confrontarsi con il
proprio pediatra (anche per provare eventualmente a cambiare sapori e quindi
vedere se il problema stesse solo lì), mi sento di darle un paio di
suggerimenti: innanzitutto non dovrebbe essere la mamma a dare da mangiare
al bambino, se il piccolo non accetta facilmente la pappa. L’alimentazione,
fin dalla nascita, è non solo qualcosa di fisiologico (il bambino mangia per
crescere), ma anche e soprattutto qualcosa di emozionale e comunicativo. Lo
stare al seno della mamma ha una serie enorme di implicazioni emotive,
allattare significa dare al bambino latte, ma anche e soprattutto
rassicurazioni, calore, contenimento, carezze, senso di protezione, e così
via. Basta osservare la posizione in cui si allatta per capire quanti
messaggi arrivano al bambino con il semplice gesto di tenerlo al seno. E non
è infatti un caso che piano piano l’allattamento diventa sempre più anche un
mezzo di consolazione, un rito per addormentarsi, la panacea per calmare il
pianto , il dolore, il nervosismo di un bambino. Lungi dall’essere solo un
momento in cui il bambino beve il latte materno, l’allattamento è una
costellazione complessa di comunicazione tra mamma e bambino.
E’ naturale quindi che il piccolo viva lo svezzamento come una
comunicazione, in cui gli viene detto che d’ora in poi il cibo gli arriverà
in un modo meno “caldo”, meno “corporeo”. Niente di strano perciò se il
bambino protesta, no? Se invece la pappa gliela dà una nonna, un babbo, una
zia, una baby sitter, il cucchiaino sarà semplicemente una nuova esperienza,
un incontro con qualcosa di diverso. Non avrà quelle implicazioni emotive
che avrebbe con la mamma, non corrisponde più al “d’ora in poi ti darò da
mangiare in questo modo, quindi non più al seno, con le coccole e le carezze
che ti facevo prima”. Il secondo suggerimento è prettamente organizzativo:
non dia al bambino il seno dopo che ha provato a dargli la pappa. Se rifiuta
la pappa e lei subito dopo lo attacca al seno, suo figlio capirà che può
fare a meno di sforzarsi di imparare a mangiare con il cucchiaino, tanto
basterà piangere un po’ per ottenere il “vecchio” modo di mangiare. Questo
non vuol dire fare violenza al bambino. E’ vero che suo figlio piangerà un
po’, ma è anche vero che è una tappa fondamentale per la sua crescita che
impari a mangiare anche il solido, è il suo corpo che ne ha bisogno per una
crescita armonica. Se non lo attaccherà al seno, piano piano il senso di
fame avrà la meglio e suo figlio si “arrenderà” a dover accettare la pappa.
Rifiutargli il seno in questi momenti non è una cattiveria nei suoi
confronti, anche se per una mamma il pianto del proprio piccolo può essere
vissuto così; è un aiutarlo a crescere. Ci saranno poi i momenti delle
coccole, o della poppata per esempio per addormentarsi. Ma all’ora dei pasti
lei dovrebbe sforzarsi di offrirgli solo la pappa. La difficoltà dei nostri
piccoli ad abbandonare il seno a volte è speculare alla ritrosia di noi
mamme a smettere di allattare, un momento di dolcezza e di appagamento non
solo per i nostri piccoli ma anche per noi.
Un saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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