Anonimo

chiede:

Salve, mi chiamo Roberta, 44 enne. Gentilmente chiedo un aiuto e consiglio
riguardo al mio problema. Sono sposata e il 24 maggio 2010 ho partorito 2
gemellini maschio e femmina… il regalo più bello della mia vita. Il 19
settembre2010 al risveglio alla mattina ho trovato il mio bimbo morto… l’autopsia ha definito la sua morte SIDS, praticamente non hanno trovato
niente e io e mio marito sapere che è morto un piccolo angelo senza causa
ci lascia angoscia e colpe senza fine. Io mi dedico anima e cuore alla
gemellina rimasta con tanta fatica perché il dolore è tanto. Ora sorge un
grosso problema. Mio marito lavora in mobilificio e spesso rimane in trasferta per
settimane. Io da quando è morto il mio bimbo non riesco a stare sola con
la bimba e non faccio altro che accusare mio marito di essere egoista nel
lasciarci sole in questo periodo. Capisco anche che a lui piace il suo
lavoro è più di 20 anni che lavora li con grandi sacrifici e premetto
che è un bravo papà e marito… ma ripeto, nonostante la mia buona volontà, e mi creda, non è facile… non sopporto l’idea di stare sola con lei. Secondo lei è egoistico far cambiare lavoro a mio marito? Come posso riprendere
in mano la mia vita dopo un dolore così grande? Grazie tante per un
eventuale vostra risposta augurandovi un buon lavoro

Gentile Roberta, è molto naturale provare quello che lei prova, il dolore per una perdita del genere, in questo modo così improvviso non può non lasciare angoscia, sofferenza e difficoltà a riprendere il filo della propria vita lì dove si è spezzato. Capisco la sua angoscia a rimanere da sola con la bambina, non perché ci sia effettivamente qualcosa di concreto di cui avere paura, ma perché la perdita di suo figlio per SIDS è una perdita traumatica, che può lasciare, come nel suo caso, un senso di impotenza, di essere in balia di qualcosa che in qualsiasi momento può accadere senza che lo si possa impedire. È la stessa sensazione che si può sentire ad esempio dopo che si è stati vittime di un incidente. Qualcosa di imprevedibile e di improvviso, che ci lascia un senso di impotenza e di angoscia che l’evento si ripeta. Far cambiare lavoro a suo marito non può essere la soluzione, né le darà sollievo all’angoscia che prova. Il problema non è non rimanere mai più sola con la bambina (cosa pressoché impossibile, tra l’altro) per tenere a bada l’angoscia, ma affrontare, curare e guarire l’angoscia stessa. Ritornare a poter stare da sola con sua figlia in maniera serena, liberarsi della sensazione di una disgrazia costantemente dietro l’angolo pronta ad abbattersi sulla sua famiglia. Un’angoscia che sicuramente non fa bene a lei e suo marito come coppia, oltre che a lei nel suo ruolo di donna e di madre, un’angoscia che sua figlia respira costantemente e che non le trasmette senso di serenità. C’è stato un trauma, di cui lei (e sicuramente anche suo marito) soffre le conseguenze in termini di dolore, di ansia e di angoscia, ed il trauma va curato e guarito, attraverso una psicoterapia, magari di coppia, per elaborare insieme a suo marito quello che è successo e per lavorare insieme sui vostri sensi di colpa e sui vostri vissuti emotivi.
Un cordiale saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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Specializzazione

  • Psicologo