Anonimo

chiede:

Buongiorno, chi scrive è una ragazza di 26anni.
Io ho sempre, fin da piccola, avuto un vero e proprio terrore della
gravidanza.
Ricordo le mie amichette di 7 anni che dicevano che avrebbero avuto tanti
figli e poi sceglievano i nomi. Io già all’epoca al solo pensiero di avere
figli stavo male.
Crescendo questo problema è peggiorato, fino ad arrivare ad una vera
fobia.
Io infatti preferisco essere single per “evitare” la possibilità di
rimanere incinta per sbaglio.
Non mi fido dei metodi contraccettivi, perché nessuno è sicuro al 100%.
E io odio vivere nell’ansia. Quando vedo bambini, neonati o donne incinte sto malissimo, mi viene un senso di nausea e crampi allo stomaco, un vero disgusto.
Certe volte penso che se rimanessi incinta mi butterei dalla finestra! Il pensiero di essere incinta di una cosa viva che si muove nelle mie viscere mi fa impressione… non capisco perché le donne sterili siano depresse, io sarei felicissima di sapere di non poter avere figli!
Vorrei sapere perché!?
Io mi reputo una ragazza sana, normale.
Amo molto lo sport, anche pericoloso, sono molto atletica, competitiva, e un
pochino aggressiva.
Per nulla dolce o materna.
Sono un tipo deciso, sicuro di sè, amo comandare.
Forse questo influisce sul mio comportamento?
Potrò mai guarire da questa fobia totale della maternità secondo voi?

Salve, purtroppo non sono in grado di darle risposte definitive via lettera,
ma qualche suggerimento sì. La fobia che racconta è qualcosa di molto
complesso e profondo, che non può essere spiegato né tantomeno risolto in
poche righe. Mi vengono in mente vari aspetti che potrebbero (dico
potrebbero) essere coinvolti nella costruzione di questo terrore della
gravidanza, prima ancora che della maternità. Il rapporto con il suo corpo e
con la sua femminilità, che potrebbero dare delle indicazioni sul suo
immaginarsi così innaturale e invadente, quasi ripugnante, la presenza di un
bambino che cresce nel suo ventre. I racconti dell’esperienza di gravidanza
e di parto di sua madre, forse molto dolorosa e per nulla serena, che
potrebbero aver influito sulla costruzione delle sue fantasie così
terrifiche della gestazione. Insomma, la sua fobia potrebbe nascere da tante
cose, ma non può essere questo il luogo per capire quali e perché. Io non
credo che il problema sia tanto la paura, il rifiuto totale dell’esperienza
della maternità. Non sta scritto da nessuna parte che una donna deve
diventare per forza madre. Il problema è, se leggo bene tra le righe della
sua lettera, che l’identificazione tra atto sessuale e gravidanza è talmente
forte che per essere sicura di non restare incinta lei non ha una vita
sessuale. Il mio consiglio è di intraprendere un percorso di psicoterapia. E
badi bene, non perché penso che ci sia per forza qualcosa che non va, ma
perché credo che lei abbia tutto il diritto di viversi la sua sessualità con
la serenità che merita questa esperienza meravigliosa, e perché credo che
possa essere per lei importante capire da dove venga questa fobia e che cosa
dice di lei, della sua esperienza di figlia, del suo viversi la sua
femminilità, del suo viversi il rapporto con l’altro sesso, del suo rapporto
con il corpo. Per ritrovare, se vuole, una serenità maggiore nel convivere
con gli aspetti più naturali della sua fisicità. In modo che lei possa
scegliere di non avere figli, se questo è quello che vuole, ma che possa
gioire di un rapporto di coppia, senza identificarlo con la sua fobia, senza
far corrispondere la sessualità con la riproduzione. Questo credo proprio
che sia fondamentale. E solo un percorso di psicoterapia credo possa darle
questa opportunità.
Un saluto

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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