Siamo in qualche modo dei pionieri, noi genitori di oggi. I primi a crescere dei figli in un contesto per la prima volta molto diverso, dal punto di vista del sistema di valori e principi socialmente condividisi, rispetto a quello in cui sono cresciute numerose generazioni precedenti, inclusa la nostra.

Per questo ci tocca uno sforzo collettivo di creatività e responsabilità, per riportare sulla cresta dell’onda temi e istanze che sono finiti forse un po’ in secondo piano negli ultimi lustri. Per tornare a parlare con i nostri figli, ma soprattutto mostrare loro un esempio credibile e coerente in tema di valori è cruciale non solo per il futuro personale di ciascuno di loro, ma per l’avvenire di una intera generazione (e di quelle che verranno).

Valori e bambini: l’empatia al primo posto

Personalmente, trovo che educare all’empatia sia il primo passo per crescere individui che sapranno, da adulti, stare in società.

Piuttosto che inculcare solo competizione e culto della “performance”, che rischiano secondo me di generare frustrazione, insicurezza e invidia (altra cosa è invece il valore dell’ambizione e della consapevolezza dei propri mezzi), credo che paghi molto di più abituare i bambini a immedesimarsi nell’altro, a riconoscere e avversare le ingiustizie anche quando non sono loro a patirle in prima persona, a essere solidali e attenti anche ai bisogni altrui.

Il valore della diversità

bambini e diversità
Fonte: web

La diversità rappresenta una forma di ricchezza inestimabile, per i bambini e non solo. Farne esperienza permette di vivere con maggiore intensità, di imparare senza sforzi, di ampliare i propri orizzonti mentali ed emotivi.

Non occorre fare sforzi straordinari per educare i più piccoli al valore della diversità: i bambini non posseggono sovrastrutture psicologiche e culturali e, se non diversamente condizionati, si approcciano alla diversità in maniera del tutto spontanea e positiva, senza remore né diffidenze. Basta, come (quasi) sempre, il buon esempio nel quotidiano.

L’importanza delle piccole cose

È uno dei rischi del benessere e delle opportunità di cui, per fortuna, dispongono mediamente i nostri figli: perdere di vista l’essenziale, finire annegati nei falsi bisogni, credere che la felicità e la soddisfazione passino necessariamente attraverso le cose materiali. Oppure convincersi che solo attraverso esperienze insolite e “sensazionali” ci si possa davvero emozionare: il viaggio più esotico, l’avventura più adrenalinica, la festa più cool.

Rischi che conosce bene anche la nostra generazione, e dai quali ci possiamo forse difendere meglio recuperando il più possibile il contatto con la natura e cercando in tutti i modi di passare tempo di qualità insieme alla nostra famiglia, come insegna la filosofia nordica dell’hygge.

Educarli all’autenticità

Mai come in questo momento storico, il valore dell’autenticità e della verità mi sembra minacciato dalle testimonianze parziali e patinate che tutti, chi più chi meno, lasciamo sui nostri profili social. Mostrare i propri limiti, le fragilità, le debolezze umane e le “crepe” che sono fisiologicamente presenti in qualsiasi esistenza è diventato sconveniente, impopolare, quasi fastidioso.

Sembra d’obbligo mostrarsi sempre felici, alla moda (o forse “omologati” a un determinato standard), smaglianti e popolari. Ma questo, gettata la maschera, finisce col farci sentire tutti più inadeguati, più soli, più insoddisfatti. Meglio, allora, provare a insegnare ai bambini il bello di essere se stessi e di non vergognarsene. Di non sentirsi smarriti di fronte ai momenti negativi, alle emozioni cupe, alle proprie paure e agli inevitabili fallimenti.

La centralità del rispetto

È forse la questione più importante, quando si parla di educare i bambini ai valori. Mostrare loro la centralità del rispetto. Rispetto dei più deboli, rispetto di chi la pensa diversamente da loro, rispetto della dignità altrui e degli altrui diritti (a cominciare da quelli delle donne!), rispetto dell’ambiente e degli animali. Una generazione di esseri umani più empatici e rispettosi non potrà che rendere il mondo migliore di quello che abbiamo ereditato noi.

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