“Mentre scrivo sono seduta a casa aspettando che inizi il mio terzo aborto. L’ospedale mi ha confermato ieri che questo bambino non sopravviverà. Le opzioni mediche per l’aborto mi spaventano, perciò me ne sto seduta a casa aspettando di sanguinare. È un momento terribile. Però ho bisogno di parlarne”.

È il racconto di Anna Malnutt, una giovane donna inglese che ha affidato al sito Metro Uk il racconto della propria dolorosa esperienza di aborto ricorrente.

Ho bisogno che le altre persone capiscano perché sto soffrendo, e ho bisogno che le donne che stanno passando una simile esperienza sappiano che è normale avere il cuore spezzato. Voglio condividere la mia storia per mostrare alle altre donne che non sono sole. E allo stesso tempo voglio normalizzare la discussione riguardo l’aborto. So che non tutti vogliono condividere le loro esperienze. Ogni aborto è doloroso, ma non tutti gli aborti sono uguali. Per questo quando leggo gli inviti rivolti alle donne affinché raccontino le loro storie per abbattere i tabù capisco perché qualcuna non vuole.

Ogni esperienza è a sé, e ogni donna, ogni coppia, affronta il dolore in modo diverso. a testimoniarlo recentemente anche l’ex First lady Michelle Obama, cha ha parlato della propria difficile esperienza con un’interruzione spontanea di gravidanza e ha sottolineato la necessità di parlare dell’aborto spontaneo: “Mi sono sentita persa e sola, come se avessi fallito. All’epocaha rivelato Michelle – non sapevo quanto fosse comune l’aborto, perché non se ne parla. Ci chiudiamo nel nostro dolore pensando che in qualche modo siamo rotti”.

Anche per Anna la scelta di raccontare la propria storia arriva dopo un’attenta riflessione:

I miei primi due aborti sono avvenuti naturalmente, il primo a sei settimane e il secondo a cinque settimane. Il giorno in cui ho scoperto che il mio terzo bambino non sarebbe sopravvissuto sarei dovuta essere incinta di 10 settimane. Ero così contenta di avere superato le sei settimane, ma poi è saltato fuori che non era vero. Aveva smesso di crescere a sei settimane, ma il mio corpo semplicemente non se n’è accorto. Avevo saputo di essere incinta solo per due, una e sei settimane rispettivamente, ma ho amato ognuno di loro. Mio marito e io li abbiamo creati, li ho cresciuti con amore e per loro ho avuto speranze, sogni e piani. Ognuno loro avrà sempre un posto nel mio cuore, non importa quanto possono essere stati piccoli e avere vissuto poco.

“L’aborto è frequente ma non se ne parla quasi mai”

Anche Anna pone poi l’accento sulla frequenza con cui si verificano gli aborti spontanei:

Così tante donne passano attraverso questa esperienza. Gli aborti ricorrenti invece accadono solo in una piccola percentuale di casi, circa l’1%. La prima volta che ci sono passata mi ha spezzato il cuore, ma sapevo che era comune, poteva succedere. Pensavo che la volta seguente sarebbe andato tutto bene. È per questo motivo che credo di averla gestita bene. Fisicamente è stato pesante, ma mentalmente l’ho elaborato e sono andata avanti. L’aborto numero due invece, quello mi ha investita come un tir. Ho attraversato un vero e proprio lutto, in ogni singola fase. Ero arrabbiata con il mondo, ero arrabbiata per il silenzio che mi circondava e mi sono sentita incredibilmente sola e incapace di condividere il mio stato d’animo.

Come spesso capita nei casi di lutto perinatale, il dolore è e rimane un fatto privato: per pudore, perché non si sa di preciso a chi rivolgersi. Eppure, nella maggior parte dei casi, chiedere aiuto (alla propria famiglia, ma anche a un professionista) si rivela la scelta migliore per superare i momenti peggiori.

Anonimo

chiede:

“Ho provato tutti i sintomi, ma non la gioia di stringere mio figlio”

Nonostante la fiducia ritrovata le cose non sono andate come previsto, e anche la terza gravidanza si è interrotta prima del tempo:

L’aborto è crudele e ingiusto, ti spezza il cuore e ti distrugge l’anima, ti riempie la testa di pensieri orribili che non faresti mai. È frustrante quando vedi gli amici annunciare la loro gravidanza […]. Razionalmente sapevo che queste persone potevano avere combattuto a loro volta per arrivare al punto in cui erano, ma quando vuoi un figlio così disperatamente è difficile non farsi prendere dal mostro dell’invidia. È normale. Ed è per questo che voglio che le altre donne lo sappiano, condividendo la mia storia.

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