Nel bambino, parametri, segni e sintomi che possono rivelare un’emergenza sono diversi rispetto a quelli dell’adulto. E cambiano anche a seconda che ci si trovi di fronte un neonato, un lattante, un bimbo o un adolescente.

Per questo è essenziale che ad accogliere un paziente pediatrico in Pronto Soccorso ci sia personale formato in maniera specifica e che sia disponibile 24 ore su 24. Sono due degli elementi che rendono il servizio d’emergenza “a misura di bambino”.

In realtà, oggi, secondo quanto emerge da un’indagine della SIMEUP (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica) su 188 ospedali, si fa ancora fatica ad assicurare ai piccoli un’assistenza specialistica.

Una garanzia in più, in genere, è offerta dai Pronto Soccorso Pediatrici h24, che in Italia sono 210 così distribuiti: il 58% al Nord (con Lombardia e Veneto in testa dove si concentra rispettivamente il 23% e il 10% delle strutture), il 14% al Centro e il 28% al Sud (con la Campania in testa con il 14% dei Pronto Soccorso Pediatrici). Umbria, Basilicata e Molise, invece, ne sono totalmente sprovvisti.

Un Pronto Soccorso Pediatrico a misura di bambino dovrebbe avere alcune caratteristiche. “Innanzitutto, la valutazione svolta dall’infermiere all’arrivo, cioè il Triage, che permette di assegnare uno dei 4 codici colore – rosso, giallo, verde e bianco – in base alla gravità, dovrebbe essere effettuata da personale specificamente formato per la presa in carico del bambino e della sua famiglia. Ci dovrebbe essere una guardia pediatrica 24 ore su 24 e una sala di attesa dedicata ai pazienti pediatrici, perché l’approccio che si usa con loro è diverso rispetto a quello che si adopera con l’adulto. Dovrebbe essere garantita, infine, la possibilità per il bambino di essere accolto in un’Osservazione Breve Intensiva Pediatrica”.

Sono 5 milioni, infatti, i bambini che vengono visitati ogni anno nei Pronto Soccorso Pediatrici, ma gran parte degli accessi risultano inappropriati: quelli che in fase Triage ricevono un “codice rosso o giallo”, che segnalano una reale urgenza, infatti, sono appena il 10% contro il 60-70% di quelli a cui viene attribuito un “codice verde”.

La fotografia del sistema italiano emerso dall’indagine SIMEUP del 2016 mostra parecchie carenze:

In ben il 78% dei casi, il bambino è affidato non al pediatra ma al personale del Pronto Soccorso Generale, solo il 54% degli infermieri del Pronto Soccorso Generale è preparato per un Triage Pediatrico, solamente il 59% delle strutture può contare su una guardia pediatrica h24 e appena il 22% dispone di una sala di attesa dedicata ai bambini. Infine, solo il 66% è in grado di accogliere i pazienti pediatrici in un’Osservazione Breve-Intensiva.

In che direzione andare per migliorare la situazione? Nella Carta dei Diritti del Bambino e dell’Adolescente in Ospedale, redatta nel 2008 dalla Società Italiana di Pediatria, si sottolineava come nell’organizzazione del sistema ospedaliero di emergenza-urgenza si debba considerare il minore insieme alla sua famiglia.

Per garantire ai bambini il diritto a essere curati adeguatamente, è auspicabile una riorganizzazione dell’offerta, la formazione di un numero maggiore di pediatri e una migliore collaborazione tra ospedale e territorio.

I pronti soccorso pediatrici, regione per regione

NORD

  • Trentino Alto Adige: 6 (3%)
  • Emilia Romagna: 14 (7%)
  • Friuli Venezia Giulia: 5 (2%)
  • Liguria: 9 (4%)
  • Lombardia: 49 (23%)
  • Piemonte: 17 (8%)
  • Valle D’Aosta: 1 (0%)
  • Veneto: 21 (10%)

CENTRO

  • Lazio: 10 (5%)
  • Marche: 7 (3%)
  • Toscana: 12 (6%)
  • Umbria: 0

SUD

  • Abruzzo: 3 (1%)
  • Basilicata: 0
  • Calabria: 4 (2%)
  • Campania: 29 (14%)
  • Molise: 0
  • Puglia: 5 (2%)
  • Sardegna: 8 (4%)
  • Sicilia: 10 (5%)
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