Ci sono diversi tipi di parto, non un solo modo per far venire al mondo una nuova vita. Meglio dunque essere preparate e conoscerli tutti, per andare incontro più serenamente ad un momento importante e non privo di imprevisti.

Tipi di parto eutocico

Tutti lo conosciamo come parto naturale, anche se sarebbe più opportuno chiamarlo parto vaginale. Il suo nome tecnico è parto eutocico, quello che avviene spontaneamente senza che vi sia l’ausilio di strumenti né che venga indotto il travaglio tramite ossitocina. Il parto vaginale o eutocico si svolge in quattro fasi:

  • preparatoria: cominciano le contrazioni irregolari. Questa fase può durare anche sei ore ed è quella in cui vi è l’espulsione del tappo mucoso che dà avvio al travaglio vero e proprio;
  • dilatante: corrisponde al travaglio, con contrazioni ogni 3-4 minuti, forti e della durata di 30-40 secondi;
  • espulsiva: comincia a dilatazione della cervice uterina completa ed è quella durante la quale avviene l’espulsione del bambino;
  • secondamento: l’espulsione della placenta entro un’ora dal parto. Se ciò non avviene bisogna provvedere in modo chirurgico asportandola sotto anestesia generale.

Parto eutocico con episiotomia

Questa tipologia specifica di patto eutocico non è consigliata dall’Organizzazione mondiale della Sanità se non in casi specifici in cui c’è una oggettiva difficoltà di espulsione o se il travaglio si protrae eccessivamente.

Il medico pratica l’episiotomia, ossia una piccola incisione del perineo per agevolare l’espulsione del feto. Non è priva di effetti collaterali, e può prolungare il tempo necessario per il recupero post-parto. Per questi motivi dovrebbe essere utilizzata solo quando effettivamente necessario, anche se spesso non è così e la sua diffusione è più alta delle reali necessità.

Tipi di parto distocico

parto naturale dopo cesareo

Idealmente, in prossimità del parto il bambino si rivolge posteriormente (verso il dorso della donna), con faccia e corpo girati su un lato e collo flesso: si tratta della cosiddetta presentazione cefalica, ideale per un parto naturale. Se questo posizionamento non avviene e insorgono complicazioni si parla di parto distocico, che richiede un intervento medico.

Per diversi motivi (presentazione del bambino o complicazioni materne) diventa quindi necessario intervenire con specifiche manovre di riposizionamento fetale, attraverso il forcipe o la ventosa (intervento operativo) oppure con taglio cesareo (intervento chirurgico).

Il forcipe oggi in realtà è quasi in disuso: era un attrezzo che si “agganciava” alla testa del bambino, agevolandone l’estrazione, potenziando la spinta della madre. Più usata è la ventosa: una coppetta in silicone o in plastica che aderisce alla testa del bimbo esercitando trazione e aspirazione.

Si può rendere necessario un parto distocico quando il feto è in condizioni di malposizionamento o malpresentazione. Ecco le più comuni.

Presentazione occipitale posteriore

Si tratta della più comune presentazione anomala. Il feto è in presentazione cefalica, ma con il viso verso l’alto (verso l’addome della madre).

Presentazione podalica

Seconda posizione o presentazione anomala più comune. Il feto è rivolto verso il canale del parto con le natiche o con i piedi. Le complicanze in questo tipo di parto sono meno frequenti se la presentazione podalica viene individuata prima del travaglio, come avviene nella maggior parte dei casi.

Altre presentazioni

Le altre presentazioni anomale, che se il feto non cambia in prossimità del parto rendono necessario un parto distocico, sono:

  • di faccia: il collo è piegato all’indietro e si presenta prima la faccia;
  • di fronte: il collo è inarcato e si presenta prima la fronte;
  • trasversale: il feto giace in posizione orizzontale attraverso il canale del parto e si presenta prima di spalle;
  • di spalla: anche se il feto è in posizione ideale (cefalica), quando impegna il canale per fuoriuscire, la spalla rimane bloccata nell’osso pubico della madre, rimanendo all’interno del canale.

Tipi di parto cesareo

tipi di parto

Questo intervento chirurgico consiste nel praticare un’incisione nella parete sia dell’addome sia dell’utero materno. Si procede in questo modo soprattutto quando il parto vaginale non è possibile, per diverse ragioni:

  • problemi fetali: sofferenza fetale, presentazione podalica, feto troppo grande per le dimensioni del bacino materno, prolasso del cordone ombelicale;
  • problemi materni: tagli cesarei precedenti, gestosi, diabete gestazionale.

Anche nel caso in cui la gravidanza è gemellare si ricorre quasi sempre al parto cesareo. Sono due le tipologie di taglio cesareo: elettivo e d’urgenza.

Parto cesareo elettivo

Viene programmato intorno alla 38^ settimana di gestazione se ci sono problematiche di mamma o feto che vengono attentamente valutate dal medico. Il parto cesareo può essere anche una scelta della madre, che va ponderata attentamente.

A differenza del parto spontaneo, la mamma non va incontro alle contrazioni del travaglio poiché la nascita avviene tramite intervento chirurgico che si svolge in anestesia. Non è tuttavia un intervento privo di rischi, e per questo motivo la scelta deve essere valutata attentamente dalla donna e dal medico curante.

Parto cesareo d’urgenza

Si effettua quando la donna ha già le contrazioni, ma durante il travaglio insorge una complicazione tale da rendere impossibile la prosecuzione per via naturale.

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  • Parto