Il meconio è il materiale contenuto nell’intestino del feto, depositato a partire dal terzo mese di gravidanza. Viene emesso 12/24 ore dopo la nascita o direttamente al momento del parto. Quest’ultimo caso si verifica nel 10-15% dei nati a termine e post-termine, specialmente nei parti podalici e indica sofferenza fetale.

Nei casi peggiori può anche essere rilasciato durante il travaglio nella sacca amniotica: questo avviene quando il feto è sottoposto a stress, perché non riceve abbastanza ossigeno e sangue.

Dopo l’espulsione del meconio, l’intestino del neonato inizia a contenere e digerire il latte materno delle prime poppate e le feci inizieranno ad assumere il classico colore giallo.

Una curiosità: il nome deriva dal greco e significa papavero. Secondo una credenza aristotelica si pensava che la sostanza inducesse il sonno nel feto, proprio al pari dell’oppio che si estrae dal papavero.

Composizione del meconio

Il meconio si compone di tutto quello che è stato ingerito durante la gestazione, quindi acqua, bile, liquido amniotico, muco, cellule epiteliali intestinali, urina e lanugo (i peli sottili che ricoprono la pelle del feto). È inodore e ha consistenza appiccicaticcia e molto viscosa, dal colorito nero-verdastro.

Il colore scuro, olivastro, è dovuto alla presenza di bilirubina, sostanza che deriva dalla degradazione improvvisa di molti globuli rossi.

Solo quando è pronto a venire al mondo il bambino inizia a produrre i globuli rossi autonomamente, perché il suo midollo osseo e il suo fegato raggiungono uno stadio di maturazione sufficiente per iniziare questa produzione propria.

Durante la vita intrauterina, invece, il sangue che circola nei canali sanguigni è quello materno, che viene degradato nell’intestino contribuendo a formare la colorazione scura. Quando il meconio non viene espulso normalmente entro le prime 24 ore dalla nascita, il neonato può andare incontro a diverse problematiche.

Ileo da meconio e sindrome da tappo

La sindrome da tappo (sindrome del piccolo colon sinistro) è un’ostruzione del colon causata da meconio particolarmente denso e quindi difficile da espellere. È frequente nei neonati prematuri, nei figli di madre diabetica e di madri con tossiemia gravidica.

Il colon presenta una disfunzione che impedisce il passaggio delle feci. Si procede di rado con decompressione chirurgica, si è soliti invece effettuare clismi ripetuti per facilitare lo svuotamento intestinale.

L’ileo da meconio è un’occlusione intestinale causata dal meconio ispessito e più viscoso del dovuto, molto più pericolosa della sindrome da tappo di meconio. In questo caso infatti la massa di meconio denso viene eliminata con difficoltà, ma senza provocare rischi di perforazione intestinale, a differenza dell’ileo.

Quest’ultimo rappresenta il primissimo segno di fibrosi cistica o può indicare la presenza della malattia di Hirschsprung (megacolon congenito), situazioni in cui il meconio non può essere eliminato. Basti pensare che mentre il 90% dei bambini sani lo espelle entro le prime 24 ore di vita, nel caso dei bimbi con malattia di Hirschprung la percentuale scende al 10%.

L’ileo da meconio si accompagna a vomito biliare e distensione addominale, raramente può essere necessario procedere chirurgicamente per rimuovere la sostanza, ma solitamente si procede in modo da liquefarla e rimuoverla, risolvendo l’ostruzione.

Sindrome da aspirazione di meconio

Può succedere che il bambino emetta il meconio in anticipo anche all’interno del liquido amniotico, aspirandone una parte. Ciò si verifica nei casi di preeclampsia materna, gravidanza post-termine (gestazione maggiore di 40 settimane), parto difficile, travaglio prolungato, compressione del cordone ombelicale e insufficienza placentare.

I sintomi comprendono respiro affannoso, cianosi, colorito giallo-verdastro del cordone ombelicale. Le conseguenze variano dal blocco delle vie aeree al collasso di alcune aree dei polmoni.

In questi casi i medici procedono, subito dopo il parto e prima che il neonato prenda il suo primo respiro e pianga, con un’energica aspirazione da bocca, naso e trachea per rimuovere il meconio dalla bocca del neonato.

La sindrome da aspirazione di meconio raramente porta danni permanenti: nella maggioranza dei casi le prospettive di guarigione sono eccellenti e senza effetti a lungo termine sulla salute. Solo nei casi più gravi si può andare incontro a danni cerebrali o polmonari, legati alla asfissia (mancanza di ossigenazione) dei primi minuti di vita del neonato.

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