L’ultima parola spetta al Consiglio dei ministri dell’Unione Europea, ma intanto a Strasburgo le mamme e i papà eurodeputati hanno festeggiato una volta tanto tutti insieme, mostrando in aula palloncini rosa e celesti attaccati agli scranni dell’europarlamento. Con 390 voti a favore, 192 contrari e 59 astensioni il Parlamento europeo ha infatti approvato ieri le modifiche alla direttiva Ue in materia di congedo minimo di maternità, portandolo da 14 a 20 settimane, tutte remunerate al 100% dello stipendio, andando addirittura oltre quella che era stata la proposta iniziale della Commissione, che chiedeva l’estensione del congedo per le neomamme da 14 a 18 settimane. Inoltre, i deputati hanno anche approvato l’introduzione del congedo di paternità, di almeno due settimane. Gli Stati membri dovranno garantire ai padri il diritto di stare a casa col figlio neonato almeno per due settimane, senza dover chiedere permessi speciali e con lo stipendio intatto. Ciò rappresenta una novità per molti Paesi, compresa l’Italia.

Il progetto di legislazione vuole stabilire le regole minime a livello europeo, mentre gli Stati membri resterebbero liberi di introdurre o mantenere i regimi di congedo più favorevoli alle lavoratrici di quelli previsti dalla direttiva.

Il testo adottato dal Parlamento sarà discusso nei prossimi mesi dal Consiglio Europeo, che sarà chiamato a raggiungere un accordo che si preannuncia particolarmente difficile, vista la forte opposizione di Gran Bretagna, Francia e Germania, Paesi che ritengono la proposta troppo onerosa in tempo di crisi e di manovre restrittive, tanto che molti ministri del Tesoro europei avrebbero preferito evitare. Tanto da portare a dire alla commissaria per i diritti personali, Viviane Reding, che non sarà affatto facile confermarla: “È una decisione ambiziosa, non sarà facile trovare un compromesso coi governi nazionali”.

Come precedentemente annunciato, una forte opposizione al provvedimento è già stata annunciata da Francia (dove il congedo è attualmente di 14 settimane) e Gran Bretagna (dove si conserva il posto per 52 settimane, ma il congedo è obbligatorio solo nelle prime due dopo il parto, pagate al 90% solamente le prime 6, nelle successive sussidio minimo di disoccupazione). L’Italia ha attualmente una delle legislazioni più favorevoli in Europa: le donne hanno diritto due mesi di congedo prima del parto e tre mesi dopo il parto. Ma la situazione economica delle mamme italiane potrebbe ulteriormente migliorare, visto che oggi le lavoratrici partorienti percepiscono uno stipendio (salvo diversi patti aziendali) ridotto all’80 per cento.

Per i papà italiani, invece, il cambiamento sarà significativo: le due settimane previste (ma prese solo dal 20% dei papà) sono oggi garantite solo se la neomamma torna al lavoro o in altri casi particolari. Le nuove norme che attendono l’approvazione definitiva valgono anche in caso di adozione di bambini.

A fronte delle perplessità da conservatrici come la francese Morin-Chartier (“proposta demagogica e irresponsabile”) o della liberale inglese Elizabeth Lynne (“non bisogna rovinare i sistemi che funzionano”), il settore italiano del parlamento europeo ha accolto con soddisfazione bipartisan la proposta. “È importante, pur in una fase di crisi economica come questa — ha osservato Silvia Costa (Pd) — che il Parlamento europeo abbia affermato che la maternità è un valore sociale”.

E dal Pdl la neomamma Licia Ronzulli – che ha votato con la figlia Virginia in braccio — ha parlato di “importante passo avanti che aiuterà milioni di donne europee a conciliare meglio il ruolo di madre con quello di lavoratrice”. Mentre, per quanto riguarda il congedo di paternità “il padre sarà messo nelle condizioni di poter contribuire all’assistenza del neonato e non perdere così questo momento straordinario. Anche i padri di coppie non sposate potranno beneficiare delle nuove norme”.

Soddisfatte per il voto di Strasburgo anche le deputate Barbara Saltamartini (Pdl) e Alessia Mosca (Pd), prime firmatarie di due proposte di legge per l’introduzione del congedo obbligatorio di paternità in Italia. “Sulla maternità – spiegano – in Italia la legislazione è già all’avanguardia, ma manca quasi del tutto una cultura della paternità, sulla quale la commissione Lavoro della Camera sta già lavorando”.

La commissione per i diritti della donna ha inoltre adottato emendamenti volti a proibire il licenziamento delle donne dall’inizio della gravidanza fino a almeno il sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Il testo adottato afferma anche che le donne devono poter tornare al loro impiego precedente o a un posto equivalente, con la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità di prima del congedo.

Tutto ciò potrebbe sembrare una ovvietà, ma molto spesso oggi, diventare madri e perdere il lavoro, sono esperienze che spesso viaggiano di pari passo.

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