Dopo la morte di una giovane paziente in una clinica di Torino, il presidente della Fondazione Italiana Endometriosi Onlus, professor Pietro Giulio Signorile denuncia: “Gli interventi chirurgici per endometriosi devono essere fatti in centri specializzati e da chirurghi esperti per il trattamento dell’endometriosi. È emblematico ed allarmante il caso della donna morta a Torino dopo aver subito sei interventi in un mese”.

Non usa mezzi termini il presidente della Fondazione italiana Endometriosi Onlus, per denunciare quanto accaduto in una clinica a Torino, dove una donna affetta da endometriosi è morta dopo aver subito sei interventi chirurgici in un mese. Secondo Signorile, medico e scienziato che nel 2009 ha scoperto la causa embriogenetica dell’endometriosi e, nel 2010, la principale causa scatenante, ovvero il Bisfenolo A contenuto nella plastica, l’intervento doveva essere effettuato da chirurghi specializzati.

Questo è un sistema che non funziona – osserva il presidente della Fondazione – si decide di affrontare interventi demolitivi come la resezione intestinale invece della chirurgia conservativa. Morire nel 2012 per una malattia che non è mortale è gravissimo, soprattutto quando a morire è una giovane mamma”.

Di endometriosi soffrono 150 milioni di donne al mondo, anche giovanissime; 14 milioni sono le donne affette dalla malattia in Europa, 3 milioni in Italia.
La paziente, Laura Temelin, 33 anni, aveva un figlio piccolo. Sulla sua morte la procura di Torino ha aperto un’inchiesta. In attesa dei risultati delle indagini Signorile prende comunque posizione: “Questa giovane donna e madre ha subito due gravi errori diagnostici: l’endometriosi non è stata scoperta per tempo e dopo il primo intervento, peraltro estremamente invasivo, dopo aver lamentato forti dolori addominali causati da peritonite, si è tardato a procedere con un secondo reintervento: Temelin è stata operata nuovamente solo dopo nove giorni dal primo intervento e non entro le opportune 48 ore dai sintomi. La peritonite se non viene trattata tempestivamente è quasi sempre fatale”. Questi casi non sono più accettabili oggi, conclude Signorile, e dimostrano che la confusione su questa malattia può portare ad irreparabili conseguenze.

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