Per la comunità scientifica che la studia è una sigla: Sids o “Sudden Infant Death Syndrome”, sindrome dell’improvvisa morte neonatale, cioè quando il neonato, improvvisamente, durante il sonno e senza apparente motivo, non respira più dentro la sua culla. Può accadere entro il primo anno di vita (la casistica maggiore riguarda però bimbi alle prime settimane), sono casi rari, ovviamente, ma inquietanti perché finora la scienza non riesce a dare una spiegazione univoca. La SIDS rappresenta la prima causa di mortalità nella fascia di età da 1 a 12 mesi di vita. La SIDS è più frequente tra i due e i quattro mesi e dei bambini che muoiono circa il 60% sono maschietti.

I bambini deceduti per SIDS sono morti sia di giorno che di notte, sia in culla che nel passeggino, sia nel seggiolino della macchina che in braccio ai genitori. La diagnosi di SIDS è una diagnosi di esclusione ed è necessario escludere altre cause note (cardiopatie, mal. Infettive, maltrattamento) di mortalità per cui è necessario eseguire una adeguata autopsia ed una adeguata valutazione della “scena della morte”.

L’incidenza della SIDS varia da casistica a casistica da un minimo di 0,5 per 1000 nati vivi ad un massimo di 3,5 per mille. In Italia nascono ogni anno 500.000 bambini circa e da 250 a 3500 possono essere le morti dovute a SIDS. Sono stati identificati dei precisi fattori di rischio e, tra questi, il principale è quello di mettere il bambino a dormire in posizione prona (a pancia in giù). Altri fattori di rischio sono: caldo eccessivo, fumo della madre in gravidanza, fumo passivo, infezioni delle vie respiratorie, prematurità e familiarità. L’allattamento al seno è stato dimostrato un fattore protettivo in varie pubblicazioni scientifiche. Il semplice consiglio di mettere il bambino a dormire supino (a pancia in su) ha determinato una riduzione della mortalità del 50 ed oltre per cento. Anche la posizione sul fianco è sbagliata in quanto raddoppia il rischio di SIDS.

In un recente articolo scientifico intitolato: “SIDS: mai e poi mai posizione laterale” a commento del caso agghiacciante descritto su Arch Dis Child 1998;78:481 della morte di un bambino, in un “Centro per la SIDS”, con il passaggio dalla posizione laterale a quella prona, viene affermato: “nessuna terapia può prevedere oggi l’uso della posizione laterale nel lattante. La posizione laterale deve essere fortemente combattuta, almeno quanto la posizione prona“.

Un recente lavoro norvegese pubblicato nel 1998 sulla rivista Journal of Pediatrics ha dimostrato una riduzione della mortalità per SIDS, in Norvegia, dal 3,5 per mille degli anni 1987-1989 allo 0,3 per mille negli anni 1993-1995. In questo periodo, grazie alle campagne di educazione sanitaria l’abitudine di mettere i lattanti a dormire in posizione prona (a pancia in giù) è passata dal 64% al 3,4%. Inoltre più dell’80% dei bambini deceduti per SIDS sono stati trovati proni in culla al momento del decesso.
Dovremmo prendere esempio, almeno in questa situazione, dagli Stati Uniti dove sui pannoloni per bambini, su pressione della Associazioni scientifiche dei Pediatri, non sono solo stampate figure di orsacchiotti, barchette o bamboline ma campeggia una scritta ben evidente: “BACK IS THE BEST!” (SULLA SCHIENA È MEGLIO!) che ricorda anche alla mamma più distratta una norma di sicurezza essenziale.

Dott. Alberto Ferrando, Specialista in Pediatria – ferrandoalberto.com

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