Le donne che soffrono di malattie reumatiche sono restie ad affrontare la maternità, ma per questioni che non sono riconducibili direttamente alla patologia di cui soffrono. A pesare negativamente sulla scelta di avere un figlio sono piuttosto fattori psicologici: in primo luogo il timore di non riuscire a prendersi cura del proprio bambino, e quindi anche i dubbi sui possibili effetti negativi delle terapie farmacologiche.

A rivelarlo è una ricerca di Hps About Pharma insieme all’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, Onda, presentata in occasione del convegno che si è tenuto a Roma dal titolo “La salute della donna con malattie reumatiche croniche in età fertile. Il valore della medicina di genere”.

Durante il convegno sono stati presentati i dati di un’indagine che ha interessato 398 donne tra i 18 e i 55 anni affette da malattie reumatiche, intervistate sul tema della gravidanza e della maternità.

È risultato che per circa un terzo di loro (il 32%) a influenzare l’idea della maternità è la paura che le proprie medicine possano provocare danni allo sviluppo del feto, mentre nel 16% dei casi il timore è concentrato sul rischio di trasmettere al bambino la propria patologia. In totale, dunque, la metà delle donne con malattie reumatiche vive la propria condizione come un impedimento alla maternità.

Tra le principali malattie reumatiche si trovano artite reumatoide, artite psoriasica e sclerosi sistemica: patologie che vanno certamente tenute in considerazione prima della ricerca di una gravidanza (e durante la gestazione), ma non la rendono impossibile, anzi. Se n’è discusso anche in una diretta video pubblicata sulla pagina Facebook della Fondazione Onda, insieme a Angela Tincani, direttore del Reparto di Reumatologia degli Spedali Civili di Brescia:

La larghissima maggioranza delle donne con malattie reumatiche – ha spiegato Tincani – può avere figli. La gravidanza migliore in questi casi è, però, quella che viene programmata. La malattia deve essere sotto controllo in gravidanza, la paziente dovrebbe essere in remissione prima di arrivare alla gravidanza. È importante poi sapere che tipo di trattamento sta facendo la paziente e se questo trattamento è compatibile con la gravidanza.

Per questo motivo la consulenza dello specialista reumatologo, da affiancare al ginecologo, è fondamentale per tutta la durata della gravidanza. Ogni malattia reumatica, spiega ancora Tincani, può inoltre avere un andamento diverso: alcune malattie possono peggiorare e altre invece migliorare durante la gravidanza, ogni paziente è diverso. “Non c’è una regola per tutti”, sottolinea l’esperta, e lo stesso discorso vale per l’eventuale trasmissione della patologia: “La genetica ha un ruolo nello sviluppo delle malattie reumatiche ma non è un ruolo chiaro, le donne non dovrebbero preoccuparsi di trasmettere la propria malattia al bambino“.

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