Si è svolto ieri a Napoli, presso Villa Doria D’Angri, il convegno nazionale “Il ruolo del laboratorio nella diagnosi delle malattie infettive”. Organizzato dall’Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI), ha costituito un momento di confronto e aggiornamento su diffusione, sviluppi diagnostici e terapeutici di alcune complesse malattie infettive, dal morbillo alle patologie sessualmente trasmissibili.

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Gli specialisti presenti al convegno hanno insistito sull’importanza della diagnosi in gravidanza per la prevenzione e la salute del bambino. “La criticità è rappresentata dalla scarsa aderenza allo screening preconcezionale – spiega il professor Smeraglia -. In Campania, solo il 6,6% delle donne in gravidanza aderisce allo screening preconcezionale per quanto riguarda le malattie infettive. Tra quante non lo effettuano, il 44% risulta suscettibile all’infezione da Toxoplasma, 8% all’infezione da Citomegalovirus e 7% all’infezione da Rosolia, con gravi rischi per la trasmissione delle infezioni al feto. Visto che soltanto il 6,6% delle donne si sottopone a counselling prima della gravidanza è auspicabile la sensibilizzazione a sottoporsi allo screening preconcezionale”.

Nell’evento cui hanno partecipato virologi e infettivologi da tutta Italia sono stati illustrati gli strumenti attraverso i quali si può definire una cura corretta, a partire dalla prescrizione di esami diagnostici precisi. A Napoli, i maggiori esperti nazionali di infezioni materno-fetali e neonatali hanno inoltre presentato le linee guida per percorsi diagnostico-assistenziali di successo. Il convegno ha avuto infatti un focus particolare sulle malattie a trasmissione sessuale e materno-fetale, la cui diagnosi è estremamente importante per definirne lo stadio, per intervenire adeguatamente e a volte salvare la vita di donne e feti.

=> Patologie in Gravidanza

Tra i messaggi al centro del convegno è la necessità di una stretta condivisione di percorsi diagnostici tra esperti di laboratorio e medico curante per giungere in maniera tempestiva, adeguata e certa alla definizione dell’infezione in atto, della trasmissione o no dell’infezione al feto e attivare l’intervento terapeutico.

Dal capoluogo campano, inoltre, l’AMCLI ha lanciato l’appello a una formazione del microbiologo clinico che ponga maggiore attenzione delle linee guida nazionali ed internazionali, nonché al farsi parte attiva nella identificazione di percorsi da migliorare e a lavorare in squadra coi colleghi clinici ai quali fornire una valida consulenza nell’interpretazione dei risultati di laboratorio, sempre più complessi, ma sempre più utili.

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