Gli studiosi sono partiti da una domanda: c’è una correlazione tra un più breve intervallo tra una gravidanza e l’altra e gli effetti della gravidanza stessa a seconda dell’età della madre? Cioè: chi ha gravidanze molto vicine è più esposto a complicazioni?

Per rispondere al quesito il gruppo di ricerca dell’Università della British Columbia e dell’Harvard Chan School of Public Health guidato da Laura Schummers ha preso in esame quasi 150mila gravidanze, analizzando la durata intercorsa tra una gestazione e l’altra e gli eventuali effetti negativi sulle donne e sui bambini.

Lo studio pubblicato sul Jama Journal mostra come il rischio di mortalità materna o di patologia a carico della donna aumentavano nel caso di intervalli molto brevi tra una gravidanza e l’altra – inferiori a 18 mesi – tra le donne dai 35 anni in su, mentre non mostravano cambiamenti tra le donne di età compresa tra i 20 e i 34 anni.

Al contrario, però, le conseguenze negative per il bambino, e in particolare i parti prematuri, risultavano maggiori per le donne più giovani, tra i 20 e i 34 anni, rispetto alle donne dai 35 anni in su.

Nello specifico, sono state analizzate 148.544 gravidanze nella popolazione della British Columbia in Canada, e in particolare tra donne che hanno avuto 2 o più gravidanze dal 2004 al 2014 con la prima gravidanza conclusa positivamente.

“Intervalli più corti di 18 mesi – si legge nell’articolo – sono associati ad un più alto rischio di esito negativo della gravidanza”. Tra i rischi evidenziati nello studio si trovano un aumento della mortalità materna o di grave patologia nel caso di intervalli di 6 mesi rispetto a 18 mesi per le donne dai 35 anni in su ma non per le donne più giovani.

Anche il rischio di parto prematuro aumentava nel caso di intervalli di 6 mesi tra un figlio e l’altro per le donne da 20 a 34 anni (il 5,3% a 6 mesi contro il 3,2% a 18 mesi), un rischio lievemente inferiore per le donne più grandi.

Le linee guida attuali, spiega ancora la ricerca, suggeriscono un intervallo minimo di 18 mesi, mentre altri consigliano di aspettare più di 18 mesi. Lo studio pubblicato sul Jama Journal propone invece una nuova indicazione: “I nostri risultati suggeriscono che l’intervallo ottimale è più vicino al limite dei 18 mesi, mentre l’intervallo da 12 a 24 mesi ha la stessa percentuale di rischio dei 18 mesi. Infatti, per alcune delle conseguenze negative riscontrate, i rischi sono simili anche con un intervallo di 9 mesi“. Per questo motivo, conclude lo studio

La nostra ricerca indica un intervallo ottimale inferiore rispetto a quanto si pensava inizialmente (12-24 mesi) per le donne di tutte le età. Questi risultati possono rassicurare in particolare le donne più vecchie che devono soppesare i rischi di una maternità in età avanzata – con intervalli più lunghi tra una gravidanza e l’altra (come l’infertilità e le anomalie cromosomiche) – e i rischi dati da intervalli corti.

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