Una storia infinita, di puro gossip, se non ci fosse di mezzo una bambina. La love story fra Mario Balotelli e la showgirl napoletana Raffaella Fico, finita in tribunale, sembra davvero giunta al termine.

La piccola Pia, non ancora riconosciuta dall’attaccante del Milan e della nazionale di calcio italiana, saprà con la massima certezza se SuperMario è il suo papà, dopo il test del Dna a cui si sottoporrà il calciatore nei prossimi giorni, per chiudere una vicenda personale, ma finita su tutti i giornali, vista la notorietà degli interpreti.

I risultati del test verranno resi noti tra quattro mesi dal consulente tecnico d’ufficio, nominato il 9 gennaio dal giudice Giuseppe Ondei del tribunale di Brescia, e così Balotelli potrà sapere senza ombra di dubbio se la piccola Pia è sua figlia.

Pia, nata il 5 dicembre 2012, vive con mamma Raffaella, che da sempre chiede a Mario di riconoscere la bambina come sua figlia. Super Mario, da par suo, ha sempre affermato che: “se sarà mia figlia farò il mio dovere di padre fino in fondo“. Frase ripetuta anche ai suoi avvocati durante la prima udienza in tribunale, tenutasi lo scorso 5 dicembre.

Detto questo, nonostante Raffaella Fico si fosse detta indignata dalla richiesta di prove ufficiali, col solo fine di far venire alla luce la verità, è passata ai fatti sottoponendo Pia al test: “Guardatela? Non è bellissima? A volte mi alzo la mattina e sono triste, ma mi basta prenderla in braccio, accarezzarla, per sentirmi bene. Le ho dato la vita e lei ha reso migliore la mia. Ma è inutile negarlo: non è stato e non sarà semplice. Ho tante responsabilità. Finora ho dovuto essere madre e padre per questa bimba. Quando ci penso le stringo le manine. Lei sorride, io mi sento più forte. Io e Mario progettavamo da mesi di avere un figlio, Lui me l’ha chiesto e l’abbiamo cercato. Insistentemente. Volevamo anche sposarci. Mario mi ha regalato un anello, io ho tatuato sull’anulare destro le sue iniziali, lui ha una R, un cuore e una F sul braccio destro. All’epoca giocava nel Manchester. Per stare con lui ho trascurato il mio lavoro. Ci credevamo. O meglio, io ci credevo davvero. Pia è la forma… evoluta del padre. E di noi due insieme. La guardo e ricordo quello che è stato tra me e Mario, una storia importantissima. Ma penso anche a quanto di bello si stia perdendo lui, non avendola ancora vista e presa tra le braccia. Non me ne capacito. Vorrei che incontrasse Pia. Le volesse bene. E trovasse il modo di avere un rapporto civile con me, per nostra figlia. Sarei tranquilla così. Ho perso mio padre un anno e mezzo fa, so cosa significa sentirlo accanto e che vuoto si provi a non averlo più. Un padre è un punto di riferimento, non voglio pensare che la mia bambina ne venga privata“.

Dunque, a maggio, quando la piccola Pia avrà un anno e mezzo, questa triste vicenda dovrebbe finalmente concludersi. L’età giusta per Pia per poter (eventualmente) chiamare Mario “papà”.

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