La sera prima il medico di turno del reparto di ginecologia dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì (Agrigento) aveva diagnosticato ad una giovane donna nigeriana la morte del bimbo che portava in grembo. La donna era stata condotta d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Agrigentino dal centro di accoglienza di Racalmuto, dove era ospite.

Lo stesso medico aveva anche disposto il ricovero per programmare un aborto il giorno successivo. Solo che poche ore dopo, un altro medico arrivato per il turno successivo, ha eseguito un ultimo esame e si è sorprendentemente accorto che il feto era ancora vivo.

La Procura della Repubblica di Agrigento ha subito aperto un’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Luca Sciarretta, per fare luce sull’episodio avvenuto sabato scorso.

Il bimbo – venuto alla luce alla trentesima settimana di gestazione del peso di 1,5 chilogrammi – è stato fatto nascere e trasportato in elisoccorso nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Cervello di Palermo. Pur avendo una malformazione, fortunatamente operabile, le sue condizioni sono stabili. La polizia intanto ha sequestrato le cartelle cliniche, mentre anche l’Azienda sanitaria provinciale ha aperto un’inchiesta interna.

L’indagine interna dell’amministrazione sanitaria è un atto dovuto” conferma il dirigente dell’Asp di Agrigento, Antonello Seminario, che conferma quanto riportato da alcuni organi di informazione.

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