Il provvedimento è stato rinnovato dal governo anche per l'anno che sta per arrivare ed è destinato alle famiglie che scelgono sia istituti pubbl...
Dici festa della donna e la mente vola immediatamente all’8 marzo: mimose e ringraziamenti per il gentil sesso che, a onor del vero, dovrebbe essere festeggiato (e ringraziato) quotidianamente. Tutti gli indicatori statistici, infatti, riflettono una situazione che ha dell’incredibile, se non fosse che è tutto limpido, giorno dopo giorno, nella nostra quotidianità.
Le donne tra i 25 e i 54 anni che si occupano dei figli, della famiglia, dei parenti bisognosi sono, in Italia, 8 milioni 378mila. Lo ha certificato l’Istat nel rapporto La conciliazione tra lavoro e famiglia. Di queste, il 68,8% al Centro/Nord e il 34,6% al Sud e nelle Isole ha un reddito e risulta attiva nel mercato del lavoro. Nel 90% di questi casi, le donne partecipano attivamente, con oltre il 40%, alla formazione del reddito familiare.
Numeri che parlano da soli e che dovrebbero far riflettere una società, un Paese, che nei confronti delle donne è ancora molto lontano dal potersi considerare aperto. Perchè sono loro che tengono in piedi l’ossatura della società occupandosi dei figli, dei genitori, delle persone bisognose senza rinunciare ai propri desideri, ma soprattutto, aiutando l’economia familiare in un momento così drammaticamente difficile come quello attuale.
Oltre un milione di donne tra i 25 e i 54 anni, infatti, ha scelto di lavorare part time (un milione 424mila donne, per la precisione). Dati che emergono dall’audizione del 26 gennaio 2010 alla Commissione Lavoro del Senato in materia di “partecipazione delle donne alla vita economica e sociale“.
Non tutto rose e fiori l’Italia e il part-time. Nel Nord Europa circa l’80% delle donne ha un impiego part-time e contribuisce al reddito familiare oltre che a garantire la propria presenza in famiglia. In Italia, sempre secondo il resoconto dell’audizione alla Commissione Lavoro del Senato, operare in regime di part-time nel nostro Paese “è meno diffuso e accessibile“. Sempre secondo l’Istat, le donne italiane hanno una “totale sfiducia nell’inserimento nel mercato del lavoro“.
Sarebbe fondamentale facilitare e rendere più accessibile, nonché appetibile, il part-time, soprattutto per le donne. Non è difficile da capire: in famiglia fanno tutto loro e contribuiscono, con sforzi enormi, al reddito familiare. Forse è arrivato il momento di capire quanto siano importanti per il nostro Paese le capacità femminili.
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