Nel campo dei diritti delle mamme nel mondo dello sport la strada per arrivare a una normativa chiara è lunga: emblematico il caso della campionessa di tennis Serena Williams, che a settembre dello scorso anno ha dato alla luce la sua prima figlia, Alexis Olympia Ohanian.

Il 6 maggio inizierà il torneo di Madrid, ma la Williams ha annunciato che non ci sarà: necessita di tempo per recuperare a pieno la propria forma fisica, anche a fronte di risultati poco promettenti nei tornei di Miami e Indian Wells. Nel frattempo, però, la sua partecipazione a Wimbledon ha aperto la discussione sulla maternità nel mondo dello sport.

Non è stato ancora deciso, infatti, se la Williams sarà ammessa nella classifica delle “teste di serie” del prestigioso torneo che inizierà il 2 luglio e di cui è stata campionessa per sette volte, dal momento che, dopo la maternità, è retrocessa al 449esimo posto del ranking mondiale.

In caso di ingresso nella rosa delle 32 teste di serie, come sembrerebbe, la Williams eviterebbe di scontrarsi con le giocatrici più forti già al primo turno: una condizione che, tuttavia, è stata contestata da chi ha evidenziato come l’ingresso “di diritto” di Serena nella classifica potrebbe penalizzare le giocatrici che invece il posto l’hanno conquistato con i punti ottenuti in campo mentre lei era ferma per la maternità.

Serena Williams, che è tornata ad allenarsi a sole otto settimane dal parto, potrebbe comunque conquistare a sua volta un posto nella classifica in base ai risultati che otterrà a Roma (dal 13 maggio) e al Roland Garros (dal 27 maggio), ma il risultato, date le sue ultime prove in campo, non è scontato: nel frattempo la discussione si è allargata alla questione dei diritti delle neomamme. La stessa tennista 36enne ha dichiarato al New York Times:

Non bisognerebbe aspettare di ritirarsi per avere un figlio. Se vuoi diventare mamma, e poi prenderti qualche mese o anche un anno di pausa prima di tornare a giocare non dovresti essere penalizzata. La gravidanza non è un infortunio.

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