Altro che proroga fino a due settimane, come proposto da qualche ottimista. Adesso sono a rischio anche quei (ben) quattro giorni di congedo retribuito istituiti con la sperimentazione sul congedo di paternità iniziata solo lo scorso gennaio.

La legge di Bilancio entrata in vigore nel 2018, che prevedeva l’estensione da due a quattro giorni di congedo per i neopapà (lavoratori dipendenti, entro i primi 5 mesi dalla nascita del figlio), è infatti in scadenza a dicembre. E, ad oggi, non sembrano esserci interventi in programma per confermarla.

Così è stata lanciata una petizione online per chiedere non solo la conferma della misura, ma anche una sua ulteriore estensione, con il passaggio da 4 giorni di congedo a 10. In Italia, si legge nel testo della proposta che vede tra i primi firmatari alcuni parlamentari e docenti universitari

Nascono meno bambini di quanto le persone desiderino e meno di quanto sarebbe auspicabile per dare basi solide al futuro del nostro paese, ormai in accentuato invecchiamento. Sappiamo che per invertire questa tendenza – in modo che maternità e paternità siano scelte libere, né destino né rinuncia – servono investimenti pubblici coerenti e a lungo termine, e serve l’effetto moltiplicatore dell’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In particolare, serve destinare più risorse alla cura e alla crescita dei bambini, promuovere il lavoro dei giovani e delle giovani e, soprattutto, incentivare e sostenere la condivisione delle responsabilità familiari tra madri e padri.

La petizione ha raccolto più di 4mila firme, e si propone di rilanciare la misura del congedo di paternità obbligatorio allineandosi così a misure simili già in vigore in diversi Paesi europei. La stessa Unione Europea, poi, sta discutendo l’introduzione di una norma che estenda il congedo di paternità a 10 giorni: l’Italia si distinguerebbe così in negativo per il suo forte passo indietro in materia di diritti e tutela della famiglia.

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