È scattata ieri, il 10 marzo, la limitazione dell’accesso agli asili nido e alle scuole dell’infanzia ai bambini effettivamente vaccinati.

Fino ad oggi i bambini hanno potuto frequentare la scuola se a settembre i genitori avevano presentato un’autocertificazione che provava l’avvenuta vaccinazione. Entro oggi era necessario però presentare la documentazione ufficiale rilasciata dalle Aziende sanitarie, che provasse l’avvenuta vaccinazione: se le documentazioni non sono pervenute ai dirigenti scolastici i bambini non possono essere ammessi a scuola.

Si tratta di misure già contenute nel decreto Lorenzin, confermate anche dal ministro della Salute Giulia Grillo, che, nonostante abbia dichiarato di essere al lavoro per definire un “obbligo flessibile”, non ha accolto la richiesta arrivata nelle scorse ore dal vicepremier Matteo Salvini di un’ulteriore proroga della scadenza.

Una proposta che aveva visto il parere contrario anche dell’Associazione nazionale dei presidi, che ha sottolineato come chi non è in possesso del certificato non potrà entrare a scuola: “Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto dei bambini più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati, per motivi ideologici, di frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di serie A e di serie B”.

L’obbligo di presentare la certificazione rimane quindi per tutti i bambini che frequentano gli asili nido e le scuole dell’infanzia, mentre per quanto riguarda i bambini che frequentano le scuole elementari e medie si prevede una multa per chi risulta non in regola con le vaccinazioni.

Nel frattempo secondo i dati disponibili la copertura vaccinale in molte regioni d’Italia è positiva, e supera il 95%: una quota che garantisce quella che viene chiamata “immunità di gregge”, e che protegge anche i bambini immunodepressi che non possono essere vaccinati: in assenza di un’adeguata copertura risulterebbero così maggiormente esposti a gravi malattie.

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