Un numero sempre maggiore di evidenze sperimentali suggerisce che, durante la gravidanza e l’allattamento, si instaura un meccanismo biologico di ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse alimentari da parte del feto e del neonato.

Secondo questo modello, se la madre è sottoposta ad un regime di scarsità alimentare, la progenie è maggiormente esposta allo sviluppo di obesità ed insulino-resistenza, una condizione che si verifica quando l’insulina non è in grado di svolgere correttamente la sua funzione di abbassamento dei livelli di glicemia; l’insulino-resistenza è a sua volta una condizione che anticipa il diabete di tipo 2, una malattia che in effetti si riscontra spesso in associazione con l’obesità.

Il razionale di questa teoria è che le condizioni di scarsità energetica nelle fasi di sviluppo intrauterino e subito dopo la nascita inducono un rimodellamento della complessa rete di vie biochimiche che nel loro complesso regolano il bilancio energetico, rimodellamento finalizzato in ultima analisi ad un migliore sfruttamento delle poche risorse disponibili.

Quando il bambino raggiunge l’età adolescenziale l’esposizione ad un surplus energetico al quale viene spesso sottoposto trova l’organismo incapace di adattarsi con altrettanta elasticità alle nuove condizioni, con conseguente accumulo delle energie in eccesso sottoforma di grasso.

Questo modello è supportato da diverse prove sperimentali, l’ultima pubblicata su Nutrition & Metabolism del 15 ottobre 2007; gli autori di questa ricerca che viene riportata oggi su biomedit.it indicano che un deficit nell’introito di minerali e vitamine durante la gravidanza è potenzialmente in grado di determinare un incremento del rischio di sviluppare eccesso ponderale ed insulino-resistenza.

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  • Alimentazione