Ci sarà tempo fino alla prossima settimana per decidere di quanto ridurre il prezzo del latte in polvere arrivato a costi esagerati: 42 euro per 900 grammi, una confezione che può bastare per una settimana. Un costo pari a 160 euro al mese per ogni famiglia con un bebè in casa, una vera stangata e un paradosso se si considera che all’estero lo stesso prodotto viene venduto a 9 euro. E tutto ciò nonostante servizi televisivi, articoli sui maggiori quotidiani nazionali riguardanti l’argomento, la sentenza dell’Antitrust che nel Marzo 2000 ha condannato le maggiori multinazionali produttrici per aver creato un cartello per impedire la concorrenza e il taglio del 10% deciso lo scorso maggio.

Nelle farmacie italiane, infatti, il costo di una confezione di latte in polvere da 900 grammi è di circa il 400% superiore rispetto ad altre nazioni, tipo Austria, Svizzera, Germania, ecc. Un prezzo effettivamente troppo alto per un prodotto che, pur non essendo un farmaco, è un bene di consumo fondamentale per la crescita di quei bambini che sono costretti ad alimentarsi col latte artificiale.

Per cercare di calmierare i prezzi, è intervenuto il ministro della Salute Sirchia, sottolineando che non si tratta di un farmaco “ma di un bene di consumo molto importante. Per questo cercheremo di ottenere una riduzione del prezzo del latte in polvere che è troppo alto“. Il ministro ha poi accusato le aziende del settore di “scarsa sensibilità verso i ceti più disagiati“.

Nel frattempo, il presidente di Federfarma, Giorgio Siri, ha annunciato la mobilitazione delle farmacie italiane ad importare il latte artificiale dall’estero per poterlo vendere a prezzi più bassi.
È incredibile come il latte in polvere possa costare da noi 40 euro/kg e all’estero solo 10 – spiega Vittorio Gervasi, coordinatore nazionale del Moige, Movimento Italiano Genitori – quando poi il reddito disponibile è più basso che altrove. Il latte in polvere è una necessità primaria, ogni speculazione va immediatamente fermata. Sono anni che segnaliamo questa anomalia, siamo felici che ora si inizi a parlarne e chiediamo che al più presto il prezzo del latte in polvere in Italia venga allineato a quello degli altri paesi europei“.

Intanto, i Carabinieri dei NAS (Nucleo Anti Sofisticazioni) hanno cominciato a fare controlli in farmacie e supermercati di alcune grandi città, nell’intento di assumere dati da sottoporre agli incontri tecnici previsti al ministero della Salute nei prossimi giorni. Il confronto tra le parti servirà al raggiungimento di un accordo con le aziende produttrici, i farmacisti, i distributori e i pediatri per cercare di ridurre il prezzo del prodotto. I controlli, hanno spiegato dal Comando dei NAS, sono stati richiesti dal ministro Girolamo Sirchia per avere uno specchio della situazione dei prezzi al centro della trattativa avviata nei giorni scorsi.

Risulta incredibile la motivazione addotta dai produttori al Ministro Sirchia, per giustificare l’elevato costo del prodotto rispetto alle altre nazioni: latte in polvere caro come l’oro per pagare i congressi ai pediatri italiani! L’allattamento artificiale in Italia costerebbe più che in altri Paesi perché le aziende devono pagare corsi di aggiornamento ai medici e omaggi alle neomamme…

Nel frattempo, in attesa di decisioni ufficiali, il ministro ha chiesto alle aziende di tagliare i prezzi almeno del 20-30%, proponendo di ridurre le spese per l’informazione ai pediatri e gli omaggi negli ospedali alle neomamme.

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