La tiroide è una ghiandola che si trova più o meno a metà del collo, e secerne gli ormoni che regolano la velocità metabolica dell’organismo e alcune funzioni fondamentali, come la digestione, la fertilità e la regolazione termica.

Gli ormoni tiroidei sono:

  • T3 (o Triiodotironina): ormone tiroideo totale, legato per la quasi totalità alla globulina legante o TBG
  • T4 (o Tiroxina): è l’ormone tiroideo principale e viene convertito in T3
  • TSH (ormone follicolo-stimolante): prodotto dall’ipofisi, stimola la produzione di ormoni della tiroide
  • FT3: Triiodotironina libera
  • FT4: Tiroxina libera

Gli ormoni tiroidei vengono monitorati nel corso di una gravidanza laddove si sospettino alterazioni: alcuni segnali sono da tenere sotto controllo, ad esempio ad inizio gestazione il TSH si abbassa e aumentano i valori di FT3 e FT4.

Come spiega il documento redatto dalla SIPMEL, l’associazione italiana della medicina di laboratorio

Durante la gravidanza la normale attività tiroidea è sottoposta a significative variazioni. Dopo poche settimane dal concepimento la proteina legante la tiroxina (thyroxine binding globulin, TBG) incrementa da due a tre volte. Questo porta ad un aumento degli ormoni tiroidei totali di circa 1,5 volte i valori prima della gravidanza. Nel secondo e terzo trimestre i livelli di fT4 e fT3 calano sotto il valore normale, ed il calo è amplificato quando l’assunzione di iodio materno è scarso o insufficiente. Nel primo trimestre della gravidanza l’aumento di hCG è associato alla diminuzione del TSH che può essere anche del 20%. La subunità beta dell’hCG ha un’attività tiroide stimolante legandosi ai recettori del TSH della tiroide, aumenta così la captazione dello iodio e la secrezione di ormoni tiroidei con la conseguente caduta del TSH. Aumenta la clearance renale dello iodio e durante la gravidanza l’assunzione di iodio deve essere raddoppiata. Queste variazioni contribuiscono a rendere difficoltosa l’interpretazione dei test tiroidei in gravidanza. La gestione della malattia tiroidea in gravidanza richiede particolare attenzione perché può causare gravi complicanze materne e fetali.

L’ipertiroidismo in gravidanza

Alterazioni della produzione di ormoni a carico della tiroide possono avere esiti diversi, e nei, come nel caso dell’ipertiroidismo, che si verifica quando c’è un eccessivo aumento dell’attività tiroidea:

Per tireotossicosi si intende il quadro clinico che deriva da un eccesso di ormoni tiroidei circolanti e dalla conseguente accelerazione dei processi metabolici dell’organismo. Quando la tireotossicosi è dovuta a iperfunzione tiroidea si definisce ipertiroidismo. Si conoscono varie forme cliniche di ipertiroidismo che si differenziano tra loro per aspetti eziopatogenetici e caratteristiche cliniche.

I rischi dell’ipertiroidismo in gravidanza non sono da sottovalutare, e gli eventuali sintomi vanno necessariamente tenuti sotto controllo. Tra le complicanze a carico della donna, come riporta la Società italiana di ginecologia-ostetricia (SIGO) si trovano:

I rischi per il feto invece sono:

  • prematurità;
  • basso peso alla nascita;
  • morte endouterina;
  • morte neonatale;
  • malformazioni congenite;
  • ipertiroidismo fetale e neonatale.

Da quanto detto si deduce che è imperativo che una paziente affronti la gravidanza in perfetto eutiroidismo (esami ormonali nella norma). Gli ormoni tiroidei sono fondamentali per lo sviluppo del feto e soprattutto del suo cervello (nuclei caudati, ippocampo, cervelletto). Spiega la SIPMEL:

La paziente ipertiroidea ha una minor probabilità di iniziare una gravidanza ed una maggiore probabilità di perdite e/o malformazioni fetali se non correttamente curata. Le cause più comuni di ipertiroidismo in gravidanza sono rappresentate dalla tireopatia autoimmune o Malattia di Basedow (85%), dal gozzo tossico nodulare, da un eccesso di HCG circolante come nei casi di mola idatiforme e del coriocarcinoma.

È opportuno che ogni futura mamma esegua, se possibile ancor prima di concepire, una valutazione ormonale tiroidea completa e un’ecografia tiroidea.

L’ipotiroidismo in gravidanza

In presenza di ipotioridismo la tiroide funziona poco. L’ipotiroidismo si caratterizza per la presenza di un TSH alto (un aumento del suo valore è del tutto normale in gravidanza) e di FT3 o FT4 bassi. Le cause sono molteplici, le principali sono:

  • patologie a carico dell’ipofisi;
  • patologie proprie tiroidee;
  • forme congenite o familiari.

Tra i rischi legati alla presenza di ipotiroidismo si trovano, come si legge nel documento della SIGO:

  • ipertensione gravidica con o senza preeclampsia;
  • distacco placentare;
  • basso peso alla nascita;
  • nascita di feto morto;
  • malformazioni congenite;
  • emorragia post-partum.

Prevenzione legata alla tiroide in gravidanza

Sarebbe auspicabile, come visto, iniziare una gravidanza in condizioni di eutiroidismo (senza alterazioni ormonali). Spiega ancora la SIPMEL:

Le malattie della tiroide dovrebbero essere corrette prima di iniziare la gravidanza rivalutando la terapia e mantenendo l’eutiroidismo. La gestione necessita di valutazione clinica e del dosaggio di TSH e fT4 ripetuti circa ogni due mesi. Il dosaggio degli anticorpi antitiroide è utile nei casi selezionati per la diagnosi di tiroidite di Basedow o di Hashimoto e per valutare il rischio delle conseguenze sul feto e neonato. La diagnosi precoce ed il trattamento è importante per prevenire le complicazioni, pertanto viene raccomandato di cercare il caso tra le donne con alto rischio di malattia.

Chiara

chiede:

Oltre a prestare attenzione ai sintomi e a svolgere indagini mirate per la misurazione degli ormoni tiroidei anche un’indagine ecografica è in molti casi in grado di riconoscere una tiroidite e di stabilire, anche se entro alcuni limiti, la salute della tiroide, prima, durante e dopo una gravidanza.

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