Anonimo

chiede:

Buongiorno, ho 35 anni, sono mamma di due splendidi cuccioli di 6 e 3
anni, sono un’insegnante precaria ma appagata, abbiamo una grande casa
che
abbiamo ristrutturato in parte, con giardino e la nostra vita è serena;
mi
considero fortunata e sono serena ma c’è un pensiero che mi tormenta da
mesi: desidero tanto un terzo figlio, tanto da pensarci ogni giorno con
ossessione ormai e mi rendo conto che sta diventando un problema per
me. Sogno di essere incinta e di allattarlo oppure di perderlo. Temo di
parlarne con mio marito perché nel momento in cui lui mi dicesse che
anche
a lui piacerebbe (e questo lo so di certo) ma che non possiamo, so che
crollerei psicologicamente perché almeno se non dico nulla mi sembra di
avere speranza. È vero, non siamo benestanti ma nemmeno in crisi, una
famiglia media insomma; il mio problema è semmai la paura di non poter
dare a tutti e 3 (ma anche a 2) quello che ho avuto io (figlia unica),
la
paura che il terzo figlio non nasca sano, la paura della reazione di mio
papà e di mia suocera (so che loro pensano che non dovremmo più
averne).
Io sono figlia unica ma avrei rinunciato ai 1000 regali per avere un
fratello, perché penso che una famiglia numerosa e unita paghi dal
punto
di vista della crescita dei figli. Io credo di sapere in fondo al mio
cuore perché voglio un terzo figlio: all’età di 22 anni ho subito
un’IGV
che ad oggi mi ha lasciato una ferita aperta, i motivi sono classici:
studiavo al’università, io e il mio fidanzato da 2 anni (che oggi è
mio
marito) non avevamo ancora avuto un rapporto completo (ma le coccole
sono
state galeotte), avevamo paura di affrontare il futuro e i miei genitori
(mia suocera all’antica non lo sa) non erano pronti a diventare nonni e
a
rinunciare alla figlia laureata e premevano per l’IGV. Crede anche Lei
che
il motivo di fondo del mio problema sia questo? non so se sia meglio
mettermi il cuore in pace e godermi la mia famiglia che mi da tante
soddisfazioni o rimettermi in gioco per non dover avere rimpianti in
futuro. So che la decisione deve essere mia e di mio marito, ma un
consiglio da chi vede la situazione da un punto di vista esterno mi
sarebbe di aiuto anche perché nessun amico sa della IGV e non voglio
dirlo
ora. Vorrei aggiungere ancora tanti pensieri in merito, ma termino qui.
Grazie!

Gentile Elena,
il suo racconto così intenso mi ha dato l’idea di una persona che pensa
molto e riflette su se stessa, affrontando anche gli aspetti dolorosi e di
ambivalenza. Io sento che Lei vuole davvero questo figlio e soprattutto che
ha dentro di sé lo “spazio mentale” per accoglierlo, che è molto più
importante di quello dei metri quadri di casa. Lei stessa ha trovato una
connessione tra questo rinnovato desiderio di maternità e la sua
esperienza di IVG. Probabilmente lo “spazio” che lei non ha potuto avere a
22 anni, lo sente pronto adesso.
Accade spesso che “il bambino mai nato” viva come un’ombra nella famiglia e
nella mente della donna. Io penso che lei ci stia già facendo i conti, ma
la invito ancora di più a guardare dentro se stessa e a parlare con suo
marito di ciò che è accaduto 13 anni fa. Parlandone troverete uno spazio
anche per quel bambino che non avete avuto e solo trovando uno spazio a
lui, l’eventuale terzo figlio avrà uno spazio tutto suo. La sento
combattuta tra il “dare” le cose materiali a cui può accedere maggiormente
un figlio unico come è stata lei e gli aspetti affettivi di stare in una
famiglia numerosa e unita, ma penso che anche rispetto a questo lei si sia
già data una risposta.
Forse oggi scrivendo a me ha voluto cercare quella piccola spinta a
guardarsi ancora più dentro. Spero di averla aiutata, mi faccia sapere.
Auguri.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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