Anonimo

chiede:

Buongiorno, mi chiamo Barbara, ho 36 anni e un figlio di 10 mesi avuto dal mio compagno. Da quando è nato nostro figlio non esistiamo più come coppia, i momenti meravigliosi che mi ha regalato durante la gravidanza con 1000 attenzioni sono stati sostituiti dalla mancanza totale di affetto sguardi parole comunicazione.. lui è diventato completamente indifferente alla mia presenza perché mi accusa di essere insopportabile ripete spesso che la depressione post partum di cui probabilmente soffro è semplicemente una scusa. Si considera oggi sfortunato per avermi conosciuta e legato per via di questo figlio a restare con me .io non faccio altro che piangere avevo immaginato in questi 10 mesi di essere solo felice e di vivere con lui la gioia di questo bambino nella più totale serenità di una vera famiglia invece ogni giorno mi sento profondamente triste, in prigione. L’istinto è sempre lo stesso, cioè quello di fuggire, ma non vorrei mai fare del male a mio figlio, nè sottrarlo così alla presenza del padre. Tuttavia la mia preoccupazione è capire come il comportamento di suo padre nei miei confronti possa influire psicologicamente sulla sua crescita, cioè mi chiedo… quale esempio può dare un padre poco affettuoso e a tratti violento nei confronti di una madre al proprio figlio? Cosa capirà il bimbo di come vanno gestite le relazioni tra le persone da adulto? Cosa imparerà vedendo urlare suo papà contro sua madre… a maltrattare a sua volta le donne???? Insomma, aiutatemi… datemi un consiglio sulla revisione più giusta per favore….

Cara Barbara, da quello che scrive intuisco che la nascita di vostro figlio è stata probabilmente per suo marito un cambiamento così travolgente che per non so quali motivi lo ha portato a rifiutare l’esperienza di genitorialità e a prendersela con lei vedendola forse come la persona responsabile di avergli “stravolto” la vita. Detto questo, di fronte a situazioni di alta confittualità e di violenza più o meno manifesta (ma sempre di violenza si tratta), mi è difficile sostenere la tesi del “restate insieme per il bene del bambino”: i bambini hanno una profonda capacità di comprendere gli stati emotivi dei genitori, anche quando questi possono sforzarsi di non discutere di fronte a loro e di far finta che vada tutto bene per non turbarli. I bambini hanno una incredibile capacità di “sentire”, per cui anche quando i genitori cercano di mantenere un’apparenza di normalità devono sapere che i loro piccoli non ne sono davvero rassicurati perchè intuiscono che le cose non vanno, e ne soffrono. Ogni situazione che non sia chiara, comprensibile ai loro occhi è per i bambini una situazione dolorosa e pericolosa per la loro serenità psicologica. Figuriamoci se poi ci sono scene di aspri conflitti tra di voi di fronte al vostro bambino. Il mio consiglio non può quindi essere di rimanere in questa situazione così come è, perchè non sarebbe il bene nè di suo figlio nè suo (e il suo bambino ha diritto di vivere in serenità e felicità quanto ne ha lei). Se suo marito è disponibile, credo che sarebbe una buona cosa per voi intraprendere un percorso di coppia in modo che questo conflitto che è nato tra lei e suo marito alla nascita del bambino possa essere affrontato e risolto, con un riavvicinamento o con un allontanamento, questo solo voi potrete valutarlo, ma tenendo bene a mente che l’aria che si respira in casa è l’aria che respira anche il vostro bambino, e assistere a scene di violenza tra genitori porta spesso traumi duraturi ad un bambino, molto più di una separazione, se gestita in modo intelligente e protettivo nei confronti della sensibilità e delle necessità di un bimbo.

* Il consulto online è puramente orientativo e non sostituisce in alcun modo il parere del medico curante o dello specialista di riferimento

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