Tra le malattie genetiche che possono interessare gli esseri umani la sindrome dell’X Fragile (FSX, da Fragile X Syndrome) è la più comune tra quelle monogeniche, ovvero quelle che prevedono l’alterazione di un singolo gene tra quelli all’interno di uno specifico cromosoma.

È una condizione rara che dal 2001 è stata inserita nell’elenco delle malattie rare redatto dal Ministero della Salute, comune sia negli uomini che nelle donne (ma con il doppio delle probabilità nei soggetti di sesso maschile) che causa ritardo mentale e disturbi del comportamento.

Cos’è la sindrome dell’X Fragile?

Propriamente la sindrome dell’X Fragile (nota anche con il nome di Sindrome di Martin-Bell dal nome di coloro che nel 1943 la descrissero per la prima volta) è quella malattia che prevede la mutazione completa del geme FMR1, quello responsabile della produzione della proteina FMRP (Fragile X Mental Retardation Protein).

Il gene FMR1, chiamato Ribonucleoproteina e che si trova nel cromosoma X, si occupa, tramite la produzione della proteina FRRP, dello sviluppo del cervello, soprattutto delle sinapsi, le connessioni fondamentali per la trasmissione degli impulsi nervosi.

La sindrome dell’X Fragile si può manifestare sia come assenza della produzione della proteina FMRP che come produzione limitata; in questi casi si parla di disturbi associati all’X fragile.

Le cause della sindrome dell’X Fragile

La sindrome dell’X Fragile assume questo nome in quanto, se si osserva al microscopio la condizione sottostante, si vede come parte del cromosoma X sia danneggiata, rotta, fragile.

È una malattia genetica ereditaria che si verifica a seguito di un’espansione da tripletta instabile CGG (Gitosina, Guanina, Guanina), ovvero di un segmento di DNA espanso all’interno del gene FMR1. In condizioni normali il segmento CGG viene ripetuto da 5 a circa 40 volte, mentre nei soggetti con sindrome dell’X Fragile tale segmento viene ripetuto oltre le 200 volte. Dal numero delle ripetizioni è possibile distinguere diversi gruppi di persone.

Quando ci sono meno di 45 ripetizioni della tripletta non vi sono anomalie e i soggetti interessati non manifestano alcun problema. In presenza di un numero di ripetizioni tra 45 e 54 la produzione della proteina è normale e non vi sono sintomi.

Quando le ripetizioni superano le 55 volte e sono inferiori a 200 vi è una premutazione in quanto il numero delle ripetizioni potrebbe aumentare nel corso delle generazioni (con la trasmissione dell’anomalia nei figli e nei nipoti); in questi casi anche i soggetti con premutazione possono presentare alcuni sintomi. Se vi è un numero di ripetizioni della tripletta superiore alle 200 volte vi è la vera e propria sindrome da X Fragile con nulla o ridotta produzione della proteina.

La possibilità di trasmettere ai figli questa malattia genetica, quindi, dipende quando vi è un genitore con premutazione o portatore dell’anomalia. I maschi con premutazione non possono mai trasmettere l’anomalia in quanto vi è il passaggio solamente del cromosoma Y e non di quello X. Nelle femmine con premutazione, invece, vi è una probabilità del 50% di trasmissione dell’anomalia genetica sia ai figli maschi che alle femmine.

Diagnosi, sintomi e segni

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Fonte: Istock

L’unica diagnosi possibile per la sindrome dell’X Fragile è il test del DNA, ma spesso si giunge al suo sospetto solamente all’inizio dell’età scolare quando la gravità dei sintomi diventa più evidente (salvo i casi di storia familiare evidente che possano far approfondire questa possibilità). In gravidanza è possibile ricorrere all’amniocentesi o alla villocentesi per avere una conferma diagnostica. Il test del DNA è fondamentale anche per individuare il numero di ripetizioni CGG che si sono verificate.

Questa sindrome è la forma più comune di disabilità intellettiva e dello sviluppo e si manifesta con diversi disturbi che interessano l’intelligenza, la salute mentale, l’apprendimento, il comportamento e, con il passare degli anni, anche alcune caratteristiche fisiche.

Tra i primi segni che possono far sospettare una condizione di questo tipo c’è il ritardo nello sviluppo e l’incapacità del neonato e del bambino di raggiungere le principali acquisizioni tipiche dei primi anni di vita. i bambini con sindrome dell’X Fragile, infatti, hanno maggiori difficoltà nell’imparare a stare seduti da soli, a camminare, parlare con i coetanei, così come apprendere nuove abilità. Sono da considerare anche i problemi comportamentali legati alla difficoltà di mantenere l’attenzione, avere comportamenti impulsivi e battere ripetutamente le mani.

Le conseguenze della sindrome dell’X Fragile

Questa malattia genetica non influisce sull’aspettativa di vita, che rimane la stessa di qualunque persona. Ha, invece, enormi ripercussioni sulla sua qualità, avendo, come anticipato, conseguenze sia sull’apprendimento e l’intelligenza che sull’aspetto fisico.

I bambini con sindrome dell’X Fragile presentano innanzitutto uno sviluppo ritardato del linguaggio all’età di 2 anni, disabilità intellettiva che può essere da lieve a moderata ma che provoca una riduzione progressiva del quoziente intellettivo (QI) con il passare degli anni.

Oltre alle conseguenze sull’intelligenza sono da considerare anche quelle sulla salute mentale: ansia, depressione e comportamenti ossessivi compulsivi. Tra le conseguenze tipiche di questo disturbi rientrano anche l’emicrania, i disturbi da deficit di attenzione iperattività (ADHD), comportamenti autolesionistici, aggressività, irritabilità, i disturbi dello spettro autistico (comuni in circa un terzo dei soggetti), apnee notturne, ipotiroidismo, alta pressione sanguigna e convulsioni (nel 5% delle femmine e nel 15% dei maschi).

Oltre ai problemi prettamente cognitivi vi è anche un’incidenza nei cambiamenti fisici che diventano, specialmente nei maschi, più evidenti con il passare degli anni. Tra le principali conseguenze fisiche rientrano le orecchie grandi, il volto stretto e allungato, l’obesità, la fronte e la mascella prominente, i piedi piatti, l’eccessiva lassità delle articolazioni delle dita delle mani e, nei maschi, un macrorchidismo, ovvero l’ingrossamento dei testicoli che si manifesta dopo la pubertà. Nelle femmine, invece, vi è un rischio di menopausa anticipata (prima dei quarant’anni).

Trattamento e supporto

Non esiste una cura risolutiva della sindrome dell’X Fragile e tutti i trattamenti sono di supporto in base alla gravità dei sintomi. Il percorso terapeutico è finalizzato a ridurne la gravità e a consentire al bambino e all’adolescente di riuscire a leggere e comprendere il testo in modo da acquisire l’uso di nuove parole ed elaborare idee, così come parlare, pronunciare frasi complesse ed esprimersi a velocità normale in modo da poter comunicare con gli altri e avere una vita sociale.

La gestione delle conseguenze della sindrome dell’X Fragile richiedono il coinvolgimento di un neuropsichiatra specializzato nell’età infantile che sappia coordinare i vari interventi anche in base alle risposte date dal bambino. È competenza del medico individuare e prescrivere l’eventuale trattamento farmacologico e indicare la terapia (logopedia, psicomotoria, occupazionale, cognitivo-comportamentale, eccetera) da seguire e quali accorgimenti adottare. Tra queste è bene ricordare come per i soggetti affetti da questa malattia sia preferibile evitare le folle e gli ambienti rumorosi, prediligere un’illuminazione naturale.

Un supporto fondamentale va rivolto anche ai genitori, ai caregiver e alle famiglie che hanno un componente affetto dalla sindrome dell’X Fragile. Esistono diverse associazioni di riferimento (come l’Associazione Italiana Sindrome X Fragile) che si occupano di fornire informazioni utili per l’assistenza nei confronti delle principali criticità che bisogna affrontare in questa condizione e consigliare le scelte e le attenzioni da porre in atto.

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