Ecocardiografia fetale: così si studia il cuore del nascituro

Ecocardiografia fetale: come e perché viene fatta, quando occorre approfondire lo screening da parte del cardiologo pediatrico, quali sono i fattori di rischio che richiedono un approfondimento. Ecco come viene effettuato l'esame e quale preparazione è richiesta.

Si definisce ecocardiografia fetale un esame ecografico condotto sulla madre per studiare l’aspetto e il funzionamento del cuore del feto. È un esame diagnostico a ultrasuoni eseguito ambulatorialmente da medici specialisti, esperti in cardiologia fetale e pediatrica. Questo tipo di diagnostica è indolore, non comporta rischi per madre e feto e ha una durata che va dai 30 ai 45 minuti.

Si esegue indicativamente intorno alla 20^ settimana di gravidanza e solo in caso di sospette cardiopatie o malformazioni del cuore e dei grandi vasi. L’ecocardiografia fetale è un esame diverso dall’ecografia morfologica e viene consigliato per approfondire lo studio specifico del cuore del bambino.

Ecocardiografia fetale: che cos’è

L’ecocardiografia fetale o ecocardiogramma fetale è un esame ecografico a ultrasuoni e color doppler di diagnostica prenatale approfondita di 3° livello. Gli ultrasuoni usati in questo tipo di ecografia non hanno alcuna controindicazione e sono sicuri sia per la mamma che per il feto. Non provocano danni, infatti, né ai tessuti né agli organi in via di sviluppo. Per sottoporsi a questo esame non serve alcuna preparazione specifica da parte della madre.

Per studiare i flussi sanguigni, inoltre, lo specialista medico esegue un eco color doppler che consente di ottenere immagini a colori del flusso del sangue. Attraverso l’analisi delle differenti colorazioni, è possibile identificare eventuali anomalie nel percorso, nel flusso e nella portata sanguigna.

Ecocardiografia fetale: perché si esegue

Si esegue nei casi in cui vi sia un sospetto di cardiopatia congenita poiché rappresenta un elevato fattore di rischio. Attualmente, infatti, il 25% delle morti perinatali e il 50% di mortalità infantile per malformazioni congenite avviene per un problema al cuoricino del bambino. È stato studiato, inoltre, che le donne gravide con una storia familiare di cardiopatia hanno un fattore di rischio aumentato e una incidenza più alta (10 volte superiore) per il feto.

Una cardiopatia fetale, inoltre, può talvolta essere il campanello d’allarme per eventuali sindromi associate, che possono essere di natura genetica o cromosomica. Per questo motivo, un riscontro di questo tipo di patologie in epoca prenatale può rivelarsi una chiave di volta importante per indirizzare l’indagine clinica verso orizzonti mirati di diagnosi in utero. In questo modo è possibile scegliere in anticipo in quale struttura partorire, selezionando quella adatta ad accogliere un bambino con questa patologia.

Riassumendo, i fattori di accesso all’ecocardiografia fetale sono di 3 tipi: fattori di rischio familiari, fattori di rischio materni e fattori di rischio fetali.

Fattori di rischio familiari

I fattori di rischio che riguardano la storia familiare e pregressa sono eventuali malattie ereditarie e la familiarità per cardiopatie congenite (quelle che riguardano i genitori o eventuali precedenti figli).

Fattori di rischio materni

Tra di essi rientrano, ovviamente, eventuali anomalie cardiache congenite della madre. Ci sono, poi, le infezioni tra le quali la rosolia, la toxoplasmosi o il cytomegalovirus. All’interno di questo elenco, vengono contemplate anche eventuali malattie autoimmuni (come il Lupus, per esempio) o una eventuale fenilchetonuria. Un altro fattore di rischio è rappresentato dal diabete insulinodipendente soprattutto in caso non sia compensato. Anche l’eventuale assunzione di farmaci teratogeni sono considerati fattori di rischio per il benessere del cuore del feto.

Fattori di rischio fetali

Tra i fattori che richiedono uno screening più approfondito vi è, certamente, un sospetto di eventuale anomalia delle 4 camere del cuoricino fetale, oppure un’aritmia fetale persistente. Sono fattori di rischio le alterazioni cromosomiche conclamate, eventuali malformazioni extracardiache o IUGR entro le 28 settimane. Si considerano fattori importanti anche la gemellarità monocoriale e la translucenza nucale quando maggiore di 3 mm.

Ecocardiografia fetale: come si effettua

Il primo step relativo a questo esame è un colloquio informativo o counseling. È una seduta di dialogo tra i genitori, il ginecologo e il cardiologo pediatrico. Dopo la raccolta di tutti i dati rilevanti sulla storia clinica della famiglia e sulla gravidanza, si procede con l’esame diagnostico.

Lo specialista medico invita la donna incinta a stendersi sul lettino: la procedura è identica alle classiche ecografie in gravidanza che si effettuano mensilmente. La differenza risiede nell’apparecchio utilizzato, progettato specificamente per studiare:

  • la morfologia del cuore del feto;
  • il flusso di sangue al suo interno e all’interno dei grossi vasi
  • il flusso nei vasi sanguigni che attraversano il cordone ombelicale

Alla fine dell’ecografia viene rilasciato il risultato.

Ecocardiografia fetale: quando si esegue

L’ecocardiografia fetale, anche detta ecocolor doppler cardiaco fetale, si esegue generalmente tra la 20^ e la 24^ settimana di gestazione. Viene eseguita non a tutte le donne in gravidanza, ma solo a quelle che, dopo l’esame di primo livello, presentino un sospetto specifico. È possibile che questa ecografia sia eseguita anche prima della 20^ settimana a fronte di casi specifici come, per esempio, le sindromi mendeliane con cardiopatie congenite. È da considerare, però, che questo esame eseguito in epoca precoce ha un’accuratezza diagnostica inferiore.

Ecocardiografia fetale: i risultati

I risultati dell’ecocardiografia fetale contengono la valutazione completa del cuore del feto. L’esame diagnostico, infatti, ha studiato la valutazione anatomica (con visione 2D) e la valutazione funzionale (con color doppler e doppler pulsato). La valutazione anatomica serve per osservare il sito viscerale, le connessioni atrio-ventricolari,  quelleventricolo-arteriose, i ritorni venosi sistemici e polmonari.

Lo studio è condotto attraverso l’osservazione di alcune specifiche sezioni ecocardiografiche tra cui la scansione delle 4 camere (apicale e trasversa), lo studio dell’asse lungo di sinistra e di destra, l’asse corto di destra, l’asse corto dei ventricoli, la scansione traversa addominale, la sezione del dotto arterioso, quella dell’arco aortico e quella delle vene cave. La valutazione funzionale segue la stessa mappa.

Il referto consegnato alla paziente gravida, quindi, contiene la descrizione anatomica secondo le sequenze analizzate, corredata da eventuali immagini e firmata dall’operatore.

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