Settimane di gravidanza

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La gravidanza dura 40 settimane, cioè 9 mesi e una settimana, 280 giorni circa. Si tratta di indicazioni importanti, ma la nascita, lo sappiamo, non è un fatto matematico, e quella che viene indicata come la data presunta del parto non sempre corrisponde alla data effettiva di nascita del bambino, che dipende da diversi fattori.

Una gravidanza viene considerata a termine se il parto avviene dopo la 37esima settimana e entro la 41esima. Prima di 37 settimane è definito pretermine o prematuro, oltre la 42esima settimana invece la gravidanza si dice protratta.

Per convenzione i medici segnano come inizio della gravidanza il primo giorno dell’ultima mestruazione, perché risulta un riferimento più preciso rispetto al calcolo dell’effettivo concepimento, che avviene alcuni giorni dopo il rapporto sessuale.

Come si contano le settimane di gravidanza?

Il calcolo delle settimane di gravidanza è definito dell’età (o epoca) gestazionale, e parte come detto dal primo giorno dell’ultima mestruazione. Tale metodo è preferibile rispetto a quello del calcolo dell’età concezionale, dal momento che non è possibile conoscere con certezza quando avviene il concepimento.

Per questo motivo il calcolo delle settimane di gravidanza inizia quando la donna non è ancora incinta, ma almeno due settimane prima del concepimento: a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione è possibile sapere, pur con un certo margine di errore, quando nascerà il bambino.

Esami nelle settimane di gravidanza

Durante i 9 mesi di gestazione alla donna sono prescritti diversi esami per monitorare lo sviluppo del feto e l’andamento della gravidanza. Alcuni di questi sono esami di routine, previsti dal Sistema sanitario nazionale per tutte le donne incinte, altri sono prescritti dal medico in casi particolari (età della madre, familiarità con alcune malattie genetiche, stato di salute dei genitori) e altri ancora sono facoltativi.

Si comincia con l’esame del sangue per rilevare la presenza dell’ormone Beta hcg per confermare la presenza di una gravidanza in corso (si prenota solitamente dopo avere già effettuato un test di gravidanza sulle urine). Quindi si effettua la prima visita ginecologica con ecografia, esami delle urine e del sangue, oltre al Toxotest, al test della Clamidia e dell’Hiv e al Rubeo test. Se il medico lo ritiene può consigliare di effettuare anche un pap test di controllo.

Ogni mese alla donna saranno poi prescritti degli esami di monitoraggio su sangue e urine, e ogni trimestre si effettua una visita ecografica. Nel primo trimestre con la prima ecografia si valuta la presenza della camera gestazionale e dell’embrione, nel secondo trimestre si svolge il Bi-test, che consiste nell’esame ecografico della translucenza nucale (che individua il fattore di rischio della presenza della sindrome di Down) e in un prelievo di sangue per analisi di laboratorio.

A seconda dell’esito ecografico possono essere prescritti ulteriori esami di approfondimento, come l’amniocentesi o la villocentesi.

Intorno alla 20esima settimana di gestazione si svolge poi l’ecografia morfologica, che serve per controllare la crescita del feto e per individuare eventualmente alcune possibili anomalie fetali, e consente inoltre di conoscere il sesso del nascituro. Infine, nel terzo trimestre si esegue l’ecografia di accrescimento, che valuta le dimensioni del feto. Ecografie supplementari possono essere prescritte qualora il ginecologo lo ritenesse opportuno.

Cosa monitorare nelle settimane di gravidanza?

Durante i nove mesi di gestazione il corpo della donna cambia continuamente, è sottoposto all’azione di diversi ormoni e ad un maggiore sforzo dovuto all’espansione dell’utero e al maggiore afflusso di sangue. Per controllare che tutto proceda per il meglio è necessario tenere monitorato il peso corporeo: in media dovrebbe esserci un aumento di 10 kg circa nell’arco dei nove mesi.

Anche la pressione sanguigna viene controllata periodicamente: durante la gestazione un abbassamento della pressione è normale, ma se il valore risultasse troppo basso o, al contrario, troppo elevato, può indicare la presenza di condizioni patologiche da approfondire.

Altro elemento da tenere sotto controllo durante la gravidanza è l’alimentazione, che dev’essere il più possibile completa e bilanciata. Particolare attenzione va prestata anche al consumo di alimenti che potrebbero trasmettere la toxoplasmosi, come salumi, insaccati e molluschi.

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