Durante la gravidanza può essere necessario sottoporsi ad accertamenti medici come una radiografia. Può anche capitare che una donna effettui una radiografia quando ancora non sa di essere incinta: ci sono dei rischi nel sottoporsi alle radiazioni in gravidanza? Se sì, quali?

Le radiazioni in gravidanza sono pericolose?

Le radiazioni che attraversano il corpo con la radiografia, spiega l’ICRP, la Commissione internazionale per la protezione radiologica, nella maggior parte dei casi non provocano danni allo sviluppo del feto. Il rischio risulta però strettamente correlato allo stadio a cui si trova la gravidanza quando viene effettuato l’esame con i cosiddetti raggi X, che servono a “imprimere” l’immagine della parte del corpo oggetto di indagine:

Ogni anno migliaia di donne incinte sono esposte alle radiazioni ioniche. La mancanza di conoscenza è responsabile di grande ansia e anche di interruzioni di gravidanza probabilmente non necessarie. Per la maggior parte delle pazienti l’esposizione alle radiazioni è medicalmente appropriata e il rischio per il feto è minimo.

Gli esami radiografici standard non presentano infatti un’alta quantità di radiazioni, quindi, di norma, sottoporsi a un singolo esame durante la gravidanza non comporta rischi. Diverso è invece il caso della radioterapia, che espone la donna a una maggiore quantità di radiazioni, o di esami ripetuti.

Quali sono i rischi delle radiazioni in gravidanza?

Il rischio delle radiazioni in gravidanza, come detto, cambia a seconda del periodo della gestazione e della quantità di radiazioni a cui la paziente viene esposta.

I rischi sono maggiori nel primo periodo della gravidanza, diminuiscono nel secondo trimestre e sono quasi assenti nel terzo trimestre. In particolare, spiega l’ICRP, tra le 8 e le 25 settimane dopo il concepimento il sistema nervoso centrale è maggiormente sensibile alle radiazioni, e una dose eccessiva di radiazioni può provocare una riduzione del quoziente intellettivo nel feto.

Una dose ancora più alta di radiazioni può invece provocare un forte ritardo mentale e microcefalia, soprattutto tra le 8 e le 15 settimane. Il rischio diminuisce dalle 16 alle 25 settimane fino a risultare quasi pari a zero.

Per questi motivi è necessario fare sempre una valutazione del rapporto tra rischi e benefici, come spiega il sito Fisica medica:

il Medico Radiologo è sempre tenuto a valutare il rapporto rischio/beneficio del singolo esame in relazione al quesito diagnostico posto dal medico prescrivente l’esame (D.Lgs. 187/00). Qualsiasi procedura medica che comporti l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti richiede (preciso obbligo che la legge italiana D.Lgs187/00 impone agli operatori) l’applicazione di due principi fondamentali della radioprotezione: giustificazione e ottimizzazione. “Giustificazione” significa certezza che l’esecuzione dell’esame porti un beneficio netto e dimostrabile per il paziente, ossia il rischio associato sia da considerarsi decisamente più basso del rischio della mancata diagnosi; “ottimizzazione” significa conduzione dell’indagine in modo da ottenere le informazioni, necessarie per rispondere al quesito diagnostico, con la minima esposizione possibile del paziente.

Ogni procedura medica va giustificata e valutata relativamente a rischi e benefici, e, per poter procedere, i secondi devono essere maggiori dei primi. I trattamenti vanno poi sempre spiegati alla paziente prima che vi si sottoponga, e una volta optato per la procedura bisogna mettere in atto ogni sforzo per ridurre la dose di radiazioni a cui viene sottoposto il feto. Una quantità troppo elevata di radiazioni può infatti aumentare il rischio di danni per la salute del feto.

Le radiazioni prima del concepimento fanno male?

Sempre secondo l’ICRP le radiazioni a cui si viene sottoposti prima di una gravidanza non presentano un aumento del rischio di complicazioni, spiega l’ICRP, come morte prenatale, malformazioni fetali o ritardo mentale.

Le radiazioni non compromettono la fertilità, e alcuni degli esami volti a individuare eventuali cause di infertilità sono proprio a base di raggi X: è il caso della isterosalpingografia che identifica eventuali problemi dell’utero.

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