Secondo il Global Iodine Nutrition Network, diversi Paesi del mondo presentano un livello di assunzione di iodio insufficiente, con conseguenze molto serie tanto per le giovani donne che per i bambini. Lo iodio infatti è un micronutriente indispensabile per garantire il buon funzionamento della tiroide e assicurare la crescita e lo sviluppo del feto.

Se questo non avviene, tra gli effetti più gravi vi sono uno sviluppo mentale insufficiente, problemi di crescita, ipotiroidismo, infertilità, aborto spontaneo, ipertensione gravidica, distacco placentare, parto pretermine, ecc. Inoltre il quoziente intellettivo di bambini nati da madri ipotiroidee può essere ridotto.

L’eliminazione della iododeficienza e le sue conseguenze è pertanto una delle priorità sanitarie in molte aree nel mondo e, nonostante l’Italia sia circondata dal mare, molte sono le aree a carenza iodica perché, diversamente da quanto si possa pensare, lo iodio si mangia, non si respira.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di garantire un adeguato apporto di iodio, poiché gli effetti negativi di una carenza nutrizionale di questo microelemento sono ancora più rilevanti nelle prime fasi della gestazione, in quanto ciò può avere un forte impatto negativo sullo sviluppo neurologico e neurocognitivo del bambino.

L’importanza di un’alimentazione varia in gravidanza

È quindi necessario che l’alimentazione sia quanto più possibile varia, e che preveda un’integrazione di iodio adeguata. Spiega il prof. Stefano Mariotti, Professore Ordinario di Endocrinologia all’Università di Cagliari:

Lo iodio necessario per una adeguata funzione tiroidea di un adulto è pari a 150 mcg al giorno e si assume tutto con la dieta: crostacei e pesci e, in minor misura, latte, latticini e uova. Per raggiungere 150 mcg di iodio al giorno è sufficiente bere quotidianamente una tazza di latte, utilizzare il sale fino iodato per condire gli alimenti e mangiare pesce marino 2-3 volte alla settimana.

Un’importante eccezione è rappresentata dalla donna in gravidanza e durante l’allattamento, quando il fabbisogno di iodio sale a circa 250 mcg al giorno. Senza l’uso del sale iodato per condire le pietanze, la dieta risulta spesso carente di questo elemento per motivi legati alla catena alimentare delle zone le cui acque contengono basse quantità di iodio.

Le aree iodo-carenti nel mondo sono molte, per lo più (ma non necessariamente) localizzate in località montane. Anche in Italia e in Europa molte sono le aree a rischio anche se quelle con carenza grave sono fortunatamente poche.

Come riconoscere la carenza di iodio

Per capire se si ha o meno una carenza di iodio, una prima valutazione può essere quindi fatta in base all’area dove si abita o si è abitato negli ultimi anni. In Italia, sul piano pratico conviene considerare qualsiasi regione a rischio di lieve-moderata carenza iodica: questo è il motivo per cui la iodoprofilassi (dieta adeguata e uso di sale iodato) è sempre consigliata, indipendentemente dalla regione di residenza.

In teoria sarebbe possibile misurare lo iodio nelle urine (ioduria) e da questa misura risalire alla quantità assunta con la dieta; tuttavia eseguire questo dosaggio in tutta la popolazione sarebbe troppo complesso e costoso. Molto più semplice quindi è eseguire una autovalutazione ponendosi due semplici domande:

1. Utilizzo per il condimento dei piatti il sale iodato?
2. Assumo almeno due pasti a base di pesce alla settimana?

Se la risposta è sì, la carenza iodica può essere esclusa, altrimenti è abbastanza probabile. Vista la grande importanza di un adeguato apporto di iodio al momento del concepimento e durante la gravidanza, è fondamentale che ogni donna si ponga queste domande ben prima della gestazione e che, nel sospetto di una carenza, oltre ad utilizzare sale iodato e una dieta appropriata, consideri la possibilità di impiegare un supplemento di iodio anche nei mesi immediatamente precedenti il concepimento.

L’integrazione di iodio è indispensabile in caso di regime dietetico vegetariano o vegano o nell’intolleranza al lattosio.

Come integrare lo iodio in gravidanza

In vista di una gravidanza, soprattutto se vi è il sospetto di carenza iodica, è opportuno iniziare immediatamente a utilizzare il sale iodato (se non lo si utilizzava prima) e ad adottare una dieta adeguata. Inoltre nei 3-4 mesi precedenti alla gravidanza è opportuno associare una dose ulteriore di 50-200 mcg/giorno di iodio.

L’integrazione con iodio potrà essere fatta utilizzando preparati multivitaminici ad hoc (che contengono vitamine, ferro, altri minerali e 100 – 200 mcg di iodio/dose giornaliera). Gli integratori multivitaminici rappresentano una buona soluzione pratica, avendo cura di scegliere integratori di qualità.

In caso di sospetta grave carenza di iodio (es. provenienza da paesi extraeuropei dove la frequenza del gozzo endemico è molto elevata, presenza di gozzo già visibile ecc.) è più opportuno utilizzare integratori a base di solo iodio il cui contenuto è precisamente indicato. Se il sospetto di carenza iodica è basso o assente non è necessario assumere integrazioni di iodio a parte il sale iodato prima della gravidanza.

Dopo il concepimento è invece opportuno utilizzare integratori di iodio oltre alla normale iodoprofilassi (uso di sale iodato e dieta congrua) per tutta la gravidanza e proseguire l’integrazione nel corso dell’allattamento.

In corso di gravidanza infatti, in seguito ad una maggiore sollecitazione delle funzione tiroidea materna necessaria per lo sviluppo neuropsicologico fetale, la quantità giornaliera di iodio raccomandata sale a 250 mcg. Un’analoga quantità è necessaria durante tutto il periodo dell’allattamento.

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