Nonostante i social tendano a mostrare solo il lato più roseo e patinato della maternità, sempre più spesso capita che vengano utilizzati per lanciare messaggi di speranza a chi si trova a lottare con fatica per coronare il sogno di diventare madre. È quanto ha fatto la blogger svedese Kenza Zouiten che in un video sul suo canale Youtube ha raccontato della dura battaglia per rimanere incinta dopo una diagnosi di menopausa precoce arrivata ad appena 26 anni.

È ancora un po’ difficile per me capire che mi sta davvero succedendo questa cosa incredibile – ha scritto Kenza nella didascalia di un’immagine postata su Instagram, dopo aver dato annuncio della sua prima gravidanza – immagino perché sarò sempre segnata da quello che abbiamo passato. A 26 anni, dopo aver provato ad avere un figlio per un po’, abbiamo scoperto che le mie possibilità di avere figli in modo naturale sono molto scarse. Che avremmo dovuto considerare la donazione di ovuli se volevo avere un figlio perché le mie ovaie si stavano spegnendo, troppo presto. Era circa una settimana dopo la morte di mio padre e mi è sembrato che il mondo mi crollasse addosso. Mi odiavo e odiavo il mio corpo inutile. Senza Aleks (suo marito, ndr) non avrei combattuto come ho fatto. Perché oh, se abbiamo combattuto!

Kenza ha deciso di aprirsi completamente sul difficile percorso che è partito dalla diagnosi di menopausa precoce al concepimento, arrivato in modo naturale poco prima del suo terzo tentativo di fecondazione in vitro. Una iniziale reticenza dei medici a prendere sul serio le difficoltà della coppia nell’avere un figlio, sminuendo le loro preoccupazioni a fronte della giovane età e infine una serie di analisi che hanno portato alla difficile diagnosi.

I primi sei mesi di tentativi sono trascorsi tranquillamente, eravamo entusiasti e pazienti. Sapevamo che poteva volerci del tempo. Ma poi ha iniziato a diventare frustrante, perché il mio ciclo mestruale era così strano? Pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato nei miei ormoni, forse a causa della mia tiroide o qualcosa del genere. Dopo aver fatto tutti i test presso una clinica di infertilità, la situazione si è rivelata peggiore di quanto avessimo immaginato. Mi stavo avvicinando alla menopausa. Ho 26 anni e mi hanno detto che sono quasi senza ovuli e che avremmo dovuto considerare l’ovodonazione per avere dei figli.

Da lì la decisione di provare a utilizzare i pochi ovuli rimasti con la tecnica della fecondazione in vitro che però non ha dato i risultati sperati. Nonostante l’ottimismo dei medici, i primi due tentativi di Fivet sono falliti ma poco prima del terzo tentativo, contro ogni pronostico, Kenza è rimasta incinta in modo naturale.

Ero scioccata ma soprattutto molto, molto spaventata. Questa gravidanza è un miracolo e fino a 13 settimane mi sono rifiutata di parlarne con chiunque per paura che potesse finire da un momento all’altro. Mi ci è voluto fino ad ora, quasi a metà della mia gravidanza, per osare credere che molto presto diventerò madre. Di un bambino che è metà me e metà la persona che amo di più. Non è ancora facile per me parlare di questo e sono ancora spaventata per il futuro, ma ho finito di vergognarmi.

Il motivo principale che ha spinto Kenza a parlare del suo difficile percorso in un video è stato dare voce a una situazione vissuta da molte donne spesso nel silenzio, con la precisa volontà di sollevare il velo di vergogna e senso di inadeguatezza che spesso impedisce di affrontare con onestà la questione dell’infertilità. Nel video non mancano immagini delle sue punture di ormoni in pancia, coraggiosi selfie sorridenti all’uscita della clinica dopo ogni tentativo di fecondazione in vitro e soprattutto un ammonimento per tutte quelle persone che, spesso ingenuamente, l’hanno ferita con domande e speculazioni:

Vi prego, non chiedete mai ad una coppia perché non decide di avere un bambino. Non potete sapere quello che sta attraversando, se è la cosa che più desidera al mondo ma non riesce ad avere, se non vuole averne o se vuole aspettare. A meno che non siano loro a parlarvene, non fate domande perché potreste ferire davvero delle persone che soffrono. Con questo video spero di poter aiutare qualcuno là fuori a sentirsi meno solo e più fiducioso. A tutti voi che state lottando, perché so che siete molti, non arrendetevi. 

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