La fascia al posto del marsupio, l’autosvezzamento, il cosleepig a oltranza. Sono solo alcune delle caratteristiche di una mamma “ad alto contatto”, che fa della relazione con il proprio figlio quasi un legame simbiotico e non tiene conto, per scelta, di quelle comunemente indicate come “scadenze” o passaggi obbligati nella crescita di un bambino, privilegiando invece la soddisfazione delle richieste dei più piccoli, a seconda del momento in cui si manifestano.

A tutto questo Alessia Binetti aggiunge la pratica dello yoga, che insegna privatamente. Su Instagram e sul suo blog risponde al nome di MammaGuru, e come prima cosa durante la nostra intervista conferma: “Sono una mamma ad alto contatto, mio figlio Francesco dorme con me anche se ha quasi 5 anni, l’ho allattato fino a 3 anni e l’ho portato sempre con la fascia per sentirlo più vicino, desideravo crescerlo così e lo sto facendo“.

“Cosa significa essere una mamma ad alto contatto”

Una scelta forte e dibattuta tra i neo genitori, che si inserisce nella mai conclusa discussione sull’autonomia del bambino e sul rapporto mamma-figlio. E che viaggia, per Alessia, insieme ad una più ampia mentalità “green”: “Ho iniziato come insegnante di yoga e continuo a dare lezioni private. Essere una libera professionista mi consente di gestire meglio il mio tempo, se ci sono imprevisti in famiglia o impegni particolari riesco ad organizzarli con più libertà“. Il cambiamento con apertura “social” è arrivato lentamente e quasi per necessità, spiega ancora Alessia:

Quando sono rimasta incinta ho iniziato a frequentare blog di mamme ad alto contatto e attente all’ambiente. Mi sono documentata sulle alternative ecosostenibili per quanto riguarda gli oggetti legati alla gravidanza e alla maternità. Ho scelto ogni cosa a partire dal materiale in cui è realizzata, ma è stato difficile trovare realtà vicine alla mia filosofia. Per questo ho deciso di iniziare a condividere le mie “scoperte” e i miei esperimenti e di facilitare la ricerca alle altre mamme. Ho iniziato scrivendo molte recensioni di prodotti per l’infanzia poi ho aperto il mio blog, che mi ha consentito di ritagliarmi il mio spazio. Amo scrivere, per me è come una terapia.

“Io e il mio bambino siamo una squadra”

Lo yoga (di cui il 21 giugno si celebra la Giornata mondiale) si è rivelato utile, spiega ancora Alessia, anche per affrontare l’inizio di una gravidanza non semplice:

I primi tre mesi ero costretta a letto, mi è servito moltissimo conoscere lo yoga perché da subito si è creato un legame molto particolare con il bambino: ho cercato di essere una squadra con lui, di trasmettergli forza ed energia. Sono riuscita ad affrontare in maniera positiva quei primi mesi su cui incombeva la minaccia di aborto e che non avevano niente di positivo: lo yoga è diventato una filosofia di vita che mi accompagna ogni giorno, non è solo una “pratica” che oggi purtroppo viene percepita spesso come una moda, bensì uno stile di vita.

Essere una mamma “ad alto contatto” e abituare il bambino a scegliere per sé richiede responsabilità, continua MammaGuru, ad esempio rispetto alle manovre da attuare per la disostruzione dal momento che il bambino già da piccolissimo mangia, di fatto, quel che mangiano i genitori, e qualche attenzione in più:

Con Francesco abbiamo praticato l’autosvezzamento: non ha mai mangiato omogeneizzati, da quando aveva 6 mesi l’abbiamo messo a tavola con noi e abbiamo fatto in modo che si interessasse a quello che mangiavamo noi. Per questo sono stata ancora più attenta a quello che portavo in tavola: solo cibi sani, biologici e a km zero.

“Sui social tanta apparenza, ma nascono anche relazioni autentiche”

Conciliare tale filosofia di vita con la vita sui social, che viaggia a velocità doppia e porta a “riempire” anziché sottrarre, non è sempre facile né immediato, sottolinea Alessia:

Ci sono periodi in cui mi “disconnetto” perché mi sento quasi fuori luogo, sento di andare controcorrente rispetto alla tendenza all’apparire che è diffusa sui social. C’è però anche la sostanza, e per fortuna, ma è difficile trovarla: quando succede è molto bello, trovi profili di persone che diventano amiche. A volte mi sento un pesce fuor d’acqua, a volte invece mi sento molto fortunata perché sento la presenza di una rete umana fatta da persone che condividono i miei stessi interessi e con cui nascono autentiche amicizie. Mio figlio compare raramente e si vede di sfuggita: per me più dell’immagine in sé conta il messaggio che voglio trasmettere. Non è necessario sovraesporci e sovraesporre i bambini: io voglio trasmettere buone vibrazioni ed emozioni, di negatività ce n’è già tanta.

“Durante il parto recitavo l’Om (e mi è servito)”

Dalla teoria alla pratica: lo yoga ha accompagnato tutta la gravidanza di Alessia e non è mancato nemmeno durante il travaglio e il parto:

Lo yoga ti fa vivere nel qui e ora in modo naturale e significa unione: ti fa entrare in contatto con il bambino con la respirazione e la meditazione, rafforza il vostro legame. Il giorno del parto è stato bellissimo, non avevo paura perché dovevo fare squadra e dare coraggio a lui, dovevo rimanere tranquilla e calmare la mente perché altrimenti la paura ci avrebbe bloccati. In sala parto recitavo l’Om: i medici mi guardavano straniti ma mi ha aiutato tanto.

MammaGuru elenca allora una serie di consigli che, a partire dalla pratica dello yoga, possono rivelarsi utili soprattutto per le donne in gravidanza: ve li proponiamo nella gallery qui sotto.

Lo yoga di Mamma Guru: "Cosa significa essere una 'mamma ad alto contatto'"
Foto: Instagram
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